Ogni possibile preghiera di Stefania Ruggieri per Collettiva

 


col turno delle sei

il rossobluviola dell’alba

lo vedi ancora

dietro i vetri della corriera blucobalto delle ferrovie sud-est

vedi ancora la natura

tra due mari

parchi immensi di polveri sottili

suggestive nubi rosse da alberi maestri

quindicimilioni di metri quadrati di superficie

un’altra città terra d’ulivi un tempo

ruggine rossa ferroso sangue in bocca

sulla lingua in mezzo ai denti

benzopirene diossine e altro ancora in nanogrammi

da non oltrepassare i limiti e oltre quei limiti

la vedi ancora la natura e l’uomo



Poesia colloquiale, della vita ordinaria, quotidiana, che fa balenare intensamente e ripetutamente sensazioni, sentimenti, stati d’animo. Poesia dal passo elegante, dai versi chiari, che sono come diamante dal bel luccicore. Un procedere con mestiere, con sapienza, con un io lirico che non è mai ripiegato su se stesso, ma è come se si rivolgesse delicatamente ma fermamente a un noi, all’umanità. Un messaggio urgente e universale nelle poesie di Stefania Ruggieri, generosa insegnante di sostegno, che ha pubblicato nell’agosto 2020 la silloge “Ogni possibile preghiera” per Collettiva (edizioni indipendenti).

Si resta affascinati dalla facilità dell’incedere dell’autrice, dal suo redigere parole di rosso fuoco con il ritmo dei vorticosi intendimenti. I versi si succedono come un continuum, come un racconto di vita, di tante vite, che si svolgono sulle pagine e in ampie dimensioni fisiche per renderci compartecipi.
C’è una terra stupenda, che sovente viene evocata.
Taranto e la sua provincia, contrade di tramonti struggenti, che la prepotente e invasiva mano antropica dell’uomo moderno ha violato, sporcandola di ossidi e di polveri più o meno sottili. In certi frangenti, Stefania ricorda l’impeto passionale lirico altissimo di Angelo Lippo, grande poeta tarantino, che al disastro dell’ex Italsider ha dedicato scritti memorabili. 
La poesia di Stafania Ruggieri è un caleidoscopio di scritture efficaci e immediate, di momenti introspettivi, che guardano oltre lo stretto e angusto giardino dell’io. C’è il mondo che gira, che vibra, che è protagonista. “Sud, Sud-Est” è una lirica strutturata per denunciare ciò che è stato nell’ex Italsidedr, ex Ilva, ora Arcelor Mittal, che dal 2012 è il più grande centro siderurgico sotto inchiesta per strage e disastro ambientale. Stefania Ruggieri ha una profonda coscienza ecologica, sa che l’attuale società postindustriale con i suoi smodati programmi di sviluppo tecnologico ha prodotto immani scompensi e alterazioni ecosistemiche. Come le “Pacific Trash Vortex”, le sei isole di plastica più grandi del mondo che galleggiano sulle acque degli Oceani.

Stefania è insegnate, poetessa e donna di questo mondo. La poesia della quotidianità non si può esimere dal narrare fatti e vicende, che caratterizzano l’esistenza di tutti i giorni. “La chiesa l’oratorio il largo corridoio, graniglia di cemento lucido il pavimento”, giusto per rammemorare la terribile storia di Antonio Stano, uomo di 66 anni, morto dopo venti giorni di agonia, massacrato da una baby gang, la “comitiva degli orfanelli”. “I nostri sono nomi astratti che non hanno mai partecipato a nulla o fissata la presenza per qualsivoglia appello”, per piangere i primi deceduti per Covid, che il 19 marzo 2020 con una colonna di mezzi militari hanno attraversato tristemente la città di Bergamo. Stefania sa innalzare inni alla vita e alla morte, sa piangere le sorti dell’Amazzonia che brucia ancora o del gas serra che buca simboli nel firmamento planetario, cassata la parola.

La poesia serve a costruire ponti conoscitivi fra gli esseri umani. E lo sa pienamente l’autrice, che è annichilita dai muri e dai chilometri e chilometri di ferro spinato, che gli insipienti e inetti potenti del mondo edificano di continuo, dalla Turchia alla Siria, da Cipro alla Grecia, dal Messico agli Stati Uniti, dalla Corea del Nord alla Corea del Sud, dall’Ungheria alla Serbia, da Israele alla Palestina, dall’Ungheria alla Turchia. L’autrice riesce a far scintillare le corde del cuore e dell’anima, con un linguaggio pulito, che arriva ai sensi dell’interlocutore, come un fiume senza interpunzione. L’amore per l’esistenza e il canto nettamente d’amore si mischiano alle bordate dirette alla decrepita società consumistica e al capitalismo distruttivo.
In fondo, si scrive per amore. Per amore, solo per amore.
E amore diffuso e capillare è anche l’attesa e la speranza di vagheggiare un altro mondo possibile. “Ogni possibile preghiera” è una raccolta di versi originali, che non a caso è stata pubblicata da Collettiva, un progetto editoriale indipendente. Come tiene a precisare la curatrice editoriale Simona Cleopazzo, “Collettiva è una casa editrice che pubblica persone che con la scrittura creano il loro apprendistato intellettuale. Il nostro intento è quello di prenderci un po' di spazio in questo mondo, riabilitare la scrittura autobiografica, scandagliare la realtà non con un intento auto-terapico ma letterario, sociologico. Con le nostre autrici ci confrontiamo, parliamo di scrittura, condividiamo riflessioni. Noi intendiamo costruire una sorellanza, un percorso condiviso, che diventi pratica sociale e laboratorio permanente”.

Marcello Buttazzo