Leverano, sulle orme di Cosimo De Giorgi
























Lettera aperta All’Egregio Sig. Sindaco di Leverano dott. Cosimo Durante

Una storica e poco nota lettera sul «Corriere meridionale» e la memoria di Geronimo Marciano

Sulle orme di Cosimo De Giorgi

Valentino DE LUCA

Ritrovare un importante e raro scritto (Leverano e Geronimo Marciano, in «Corriere meridionale», 1° giugno 1922) dello scienziato Cosimo De Giorgi mi ha riportato alla mente le sollecitazioni verbali che ho rivolto a Lei dott. Cosimo Durante, Sindaco di Leverano, di recente in un paio di circostanze: La invitavo a prendere le difese del Suo concittadino Geronimo Marciano.
Chiedevo in sostanza un Suo autorevole intervento presso il Sindaco di Lecce, dott. Paolo Perrone, affinché nella toponomastica della città fosse riportata nella forma e nel modo corretto la memoria onomastica del celebre scrittore Suo concittadino con l’eventuale aggiunta almeno del secolo in cui visse, evitando così equivoci sulla siffatta informazione storica. Qui a Lecce molti cittadini, da tempo e spesso, si chiedono senza averne ancora risposta: «ma quistu G. Marcianò ci era?».
Ma vi è di più.
Quell’importante e raro scritto cui accennavo sopra è di fatto una lettera, poco nota,
che lo scienziato Cosimo De Giorgi indirizzò sei mesi prima di morire all’allora sindaco di Leverano Conte Alcibiade Zecca. Questa testimonianza, puntuale pagina di storia, dovrebbe essere conosciuta, e non solo dai suoi concittadini in quanto potrebbe far nascere nuovo interesse e stimolare ulteriori approfondimenti sugli studi e la figura del Marciano, ma soprattutto perché contiene quella bella proposta dell’apposizione di una dignitosa lapide commemorativa.
Dopo poco meno di un secolo quell’idea potrebbe finalmente trovare realizzazione da parte dell’Amministrazione comunale: le storiche e sapienti parole dettate da Cosimo De Giorgi, collocate sulla facciata della casa natale di Geronimo Marciano, renderebbero una verità storica in modo meno invasivo (ne converrà!) del cartello giallo, e creerebbero anche le condizioni per un immediato necessario restauro conservativo dell’intera palazzina con la conseguente rimozione della grigiastra saracinesca per niente armonizzata con la rinascimentale lineare struttura cinquecentesca della casa dei Marciano.
Preferisco qui lasciare spazio alla pubblicazione integrale del testo della storica lettera poco nota, come si legge sul «Corriere meridionale».

La lettera

Al sig. Conte Alcibiade Zecca
Mio egregio Amico. Ho riveduto nei giorni scorsi, in vostra compagnia, il bel paesino di Leverano, che, nella sua alta Torre che domina l’abitato e la fertile campagna circostante, ci ricorda il grande imperatore svevo Federico II il quale la fece edificare verso il 1220. Alcuni anni prima della guerra europea [la prima Guerra mondiale n.d.r.], n’ebbi un giorno, la visita di due archeologi tedeschi indirizzatimi dal Ministero della P. I. Erano venuti per incarico di Guglielmo II imperatore di Germania, il quale si era prefisso di visitare le Torri e i Castelli costruiti in Puglia dal suo antico predecessore; e tra questi la Torre di Leverano. Poi succedè [sic] la catastrofe e con essa tutto andò a monte.
L’ho riveduta ora, ma, oh, quanto diversa da quella che era nel maggio 1873 quando la vidi la prima volta e ne presi un disegno che conservo nei miei taccuini di viaggio. Di questa torre mi riserbo di manifestarvi il mio pensiero in altra lettera. In questa vi dirò di Geronimo Marciano che, come ben conoscete, ebbe i suoi natali in Leverano.
Nei primi del Seicento questi scrisse un’opera intitolata «Descrizione, origini e successi della Provincia di Otranto». Fu assai elogiata dai suoi contemporanei, ed a giudizio dei dotti è una delle migliori fra quelle scritte sulla nostra provincia, dopo il D. S. I. [De situ Japigiae n.d.r.] del Galateo. Quest’opera restò manoscritta per 227 anni, e se ne fecero molte copie, due delle quali si conservano nel nostro Museo Castromediano. Nel 1855 il dott. D. Tommaso Albanese di Oria la pubblicò in Napoli; ma vi aggiunse molte interpolazioni, le quali saltano facilmente agli occhi degli intelligenti in questa materia.
Volli visitare la casa ove nacque il Marciano, e Voi gentilmente me la indicaste nella via che da lui ha preso il nome al n. 15; oggi è l’unico ricordo che il paese ha dedicato alla sua memoria. È una casa modesta a due piani e conserva ancora qualche vestigio dell’Architettura del Cinquecento nelle due porte della facciata, nella finestra del piano terreno ed in quella del primo piano dove aggetta un terrazzino con balaustrata sorretto da beccatelli. Esiste ancora lo stemma dei Marciano sulla porta, oggi murata, ma è indecifrabile per la corrosione della pietra leccese. Sembra, se non m’inganno, uno di quegli stemmi che dicono parlanti perché nella partizione inferiore sono raffigurate araldicamente le onde del mare. Queste poche reliquie architettoniche sono state alquanto manomesse; e vi è stato perfino un balordo tentativo di imbiancare la facciata della casa.
Con un sentimento di venerazione sono salito, per una ripida scaletta, al piano superiore, dove ho trovato una stanza immersa nell’oscurità e divenuta deposito di paglia e di attrezzi rurali.
In un angolo vidi il camino sul prospetto del quale lessi questa iscrizione, che forse il Marciano – presago della futura sorte della sua abitazione – fece scolpire in grandi caratteri romani: Magnus ex una scintilla accenditur ignis.
Ridiscesi, col pensiero a questo illustre dimenticato, e mi tornarono alla mente i versi del poeta di Recanati: O Italia, a cor ti sia | Far ai passati onor, che d’altrettali | Oggi vedove son le tue contrade | Né fia chi d’onorar ti si convegna.
E ora mi rivolgo a Voi che con tanta saggezza dirigete l’Amministrazione del Comune, e vi propongo di apporre una lapide commemorativa sulla casa dove nacque Geronimo Marciano.
A questo proposito, voglio dare a voi ed ai lettori del Corriere Meridionale un documento, sin qui inedito che stabilisce esattamente la data della nascita e della morte del nostro letterato salentino. L’ebbi nel 1884 dal ch. arcidiacono Giovanni Tarantini di Brindisi il quale l’aveva trovato nell’Archivio arcivescovile di quella Cattedrale, dalla quale dipende la collegiata di Leverano.
Nell’atto di nascita si legge: Die 28 9bris 1571 il cantore D. Colella Savina battezzò un figliolo maschio a Merate Marciano et a Natalizia Fapane, et ebbe nome Geronimo. Lo tenne al fonte Antonio de Frascaro.
Nel libro dei morti della Chiesa di Leverano del 1628, si legge la seguente particola: «A dì 13 maggio 1628 Morì Messer Geronimo Marciano et fu seppelito, ut moris, nella Chiesa madre sotto l’altare della sua cappella della Sapienza».
Ho cercato invano nella Collegiata di Leverano questa Cappella, perché fu demolita nel Sec. XVIII con tutte le altre della nave maggiore quando questa fu costruita con la facciata. Le ceneri dei Marciano subirono allora la stessa sorte di quelle del Galateo durante la ricostruzione della chiesa di S. Domenico in Lecce.
Termino questa lunga lettera col proporvi l’iscrizione che potrebbe essere scolpita sulla lapide commemorativa: IN QUESTA CASA | NACQUE IL 28 NOVEMBRE DEL 1571 | GERONIMO MARCIANO | MEDICO, FILOSOFO E SCRITTORE | FASTI DELLA PROVINCIA DI OTRANTO | DOPO IL GALATEO | A NESSUN ALTRO SECONDO || IL MUNICIPIO DI LEVERANO | AL SUO EMERITO CITTADINO | Q. L. P.
Ed ora, mio gentile amico, vi prego di gradire i miei ringraziamenti per le cortesie usatemi nella bella escursione e tenetemi pel vostro.

Lecce, 28 maggio 1922
Devot.mo Prof. Cosimo De Giorgi