a Paride De Masi (patron di Italgest)

di Guido Picchi

Canto l’arme e gli ardori di chi pieno di onori

si appresta a soccorrer la terra natia dalla lenta agonia

del futuro negato da un ingiusto passato.

Filantropo eccelso come i fiori di gelso non gli sfuggirà certo

l’occasione propizia per far della giustizia

con il soffio divino che gli spira vicino.

Non fosse che il gesto proposto sì presto

non ha che il pretesto di un ricco compenso

che non viene indicato nel parlar prolungato.

Quel che è stato fin qua certo racconterà

che l’uomo ci ha dato un sogno velato

dalla ricca promessa di un guadagno privato.

Non si dica con ciò che l’uomo rubò

perché generoso sarà chi più guadagnerà

da quel piatto sociale che non può andar a male.

E con ciò che vi dico che può esser capito

chi marciando spedito dal profitto invaghito

non vede per gli altri il guadagno mancato.

Non è certo pel bene che si scontan le pene

né per la gloria che si onora la storia

è per il profitto che si riga si dritto.