Carla Saracino
da “ I milioni di luoghi “
Com’è vero alla fine delle stagioni
Il timore umiliante della brevità
La solitudine che prende l’odore
Di due mani fatte nel buio
Al limite dell’oblungo vetro di pioggia
L’umano
Anche se luci fuori ancora raggiano… -
Lo strano moto moro del motore
L’inconsistenza della potenza
Quando è l’ultima la volta che siedi
A stimare fuori le temperature
Le inabilità delle coincidenze…
Ripensi a quello che ne è venuto fuori
A quanti sarebbero i passi, i metri, le oscillazioni
Il passaggio delle vite che non vivemmo
I milioni di luoghi, i ghiaccioli dell’ora pomeridiana
Ma inavvertitamente nelle camere d’aria
Improvviso come un insoluto sollevamento
Il clima porta un’idea, la soluzione
L’erba alta e un’impressione poco chiara
Di massima ambizione
Come sono le cose, come fanno a scomparire?
L’intermittenza ha un odore di stanze non
Completamente riempite
E dei banconi su cui versano aromi caldi
Etichette dei primi secoli
Fuori la stagione decresce
Meglio in questo rissoso embrione di arredamento
Da mercato, da precipizio di feste e nostalgia di
turismo
Fuma una particella dal ruscello del tabacco
E sembra che questo sia irripetibile
Quell’applicazione di panno rosso polveroso
L’idea della festa nelle salviette di limone
La sonnolenza dell’umano quando passa
Nella discrezione formale
Ogni porta semi aperta è un esordio o un amore
L’elemento animale vigile e diffidente
L’intatta crescita e la povera morte insieme
Sulla linea dell’inverno e alla prima necessità.
L’esterno, i viali di sera, i finestrini a metà
Queste cose brevi che fanno un malessere
- anche lontanamente lungo, nel letto, da soli –
O la percezione mentale di un’alta coincidenza
L’unione segreta per cui le cose nascono finite
E trasmigrano in parole basse o anche bellissime
L’aria che è dentro le case usurate, un odore
Che fa l’odore del mondo fuori o ricostruisce
I volti repressi dall’ insufficienza delle cause
Il domani inibito dal primo albore fra le cieche
Sonde artigianali delle porte
L’assenza sì di ogni tragicità colpevole,
Ma insieme la memoria residua, la coda a due punte
*
Su cui lasciano un distintivo gli uomini
Vinto e delebile…
L'impressione della durata e poi
L'immersione in uno stato nuovo
Ancora la fatica infinita della cognizione
Lo sforzo non si conclude con l'umano
Reagisce nella finzione di una formula
La risalita è silenziosamente opaca
Ma già in qualche luogo
Compiuta.
Maruggio ( Ta ); si è laureata in lettere moderne a Lecce.