mauro marino
non c’è
poesie
Non cè
più nessuna scoperta,
oscuro lo stupore.
Oggi piove
grandi gocce pesanti
odorano la terra
e l’estate confonde
il cielo
nella sua tenuta
d’umido
sabbie sahariane
e
condense nordiche
in scontro,
nell’opera del cielo.
Gli occhi - in fondo
non portano meraviglia
tutto è cresciuto
a scordare radici
e ho soltanto solitudini
da contemplare
i luoghi del mio vagare
hanno smalto di calce
pietre levigate
luci incastrate,
mondani ora sono
presi, nella deriva del tempo.
Slancio d’oggi
che di sapori e suggestioni - soltanto
vive.
2
Non c’è verso
sospensione
estasi o incanto
nessuna rivolta.
Oggi che non ho
mani al fare
nascosto all’ombra
di un addio
scruto il mondo
sempre più distante – altro
di nuovo sconosciuto.
Lo nego
lo nego
oh…
viene leggero
un vento
nascosto un sorriso.
3
Odori di pioggia
rombi di tuono
ho male alla testa
confusa d’umori
mi taglio il respiro
rimango ai pensieri
non c’è quiete che io conosca
desiderio soltanto di altro guardare
non è mio questo tempo -
oscura il cuore
non so dove vorrei essere
qual è il mio luogo?
Bellissime tue spalle e seno
3
Non so che farmene
della poesia mia
delle parole
che si fermano in gola
a sorprendermi
mi trovano muto
a divagare
tensioni, non detti o sogni
e il tempo lo inseguo
dentro atti, attimi – sensi
che colgono vento e passioni
soltanto sguardi bastano a calmarmi
la sete e i suoni, ai respiri
non altro che sappia d’orgoglio
Oh!
sospeso ai paesaggi
Stupisciti
della possibilità
di dire
guarda e inoltre
ti siano parole – sorelle.
4
Al fare confondo
il "doppio" dei pensieri
le fughe o le verità
di un sentire che trova respiri
e orizzonti e cammini
le scarpe
non hanno lacci
posso venire lieve
ad imbiancarti i sogni.
-
Quello che penso
vive sussulti
cosa ho di fronte
inoltre me
- all’ intenzione del dire –
ascoltano?
sanno?
guardano?
ritornano - riposano?
Ho paura, paura a volte
trovo silenzio incapace di respiri
annega nell’impossibilità
di darsi mani, corpi nuovi
o nuove parole
invenzioni di stile, confronti.
_
Ma…
non voglio rinunciare
a me
alla tensione
al sentire
Ho voglia di cicale
e di poter dire
sss… silenzio
adesso!
Mi grido.
-
Ci sono luoghi dei filosofi
dove guardare la vita
trova parole
soffi
che muovono, l’animo
il sentire degli altri.
5
vorrei di te una traccia
che riporti il colore della tua veste
e guardo e odo
dentro me
un respiro
che sospesi porta
ardori clamori
scoppi di sensi
lucidi occhi
ti vorrei per me
scoprire la linea del tuo viso
e l’odore che porti nelle pieghe
perdermi rapito
col tuo nettare
ubriacare il desiderio
sentirti gridare vorrei
alla tua carne molle
fare un canto.
6
a Ron Kubati e alle fughe
Svegliato il vento, hanno
col loro canto
volto dalla linea del mare
vengono mute
punte di roccia a fermare il cammino
zinzuli di giacca
strappi di lana
cumuli che segnano i passi
duri di sale
e di quell’altra luce.
Sudore di giorni fatti con l’animo in gola
fino ai balzi violenti dello scafo
ai clamori del mare
a quel tenersi nell’ abbraccio catena
della fuga.
C’eri tu
anche tu?
col tuo quaderno chiuso ancora nell’animo?
che avventura la tua!
Sapevi già la fuga
che ti tirava con presa forte
agli occhi
la necessità di altri luoghi
d’altro sentire
non soltanto d’Albania.
Un'altra lingua forse
un altro ritmo
e pelle da guardare
da innamorare
in libero slancio
senza freno di regime
senza temere i ferri
che quelli di tuo padre eran bastati
a farti rivolta
e ogni tradizione mira scontento
se non rigenera esperienza
teso d’orecchie
col corpo nel sospetto
come un cane
che dorme nell’allerta
del dormire.
Avrei voluto per te
scarpe con le ali
sempre in viaggio
senza domeniche
o pause
che ricordassero necessità
il lavoro
-
Al margine nell’attesa
aspetto parole
che non verranno.
Ascolto. sss…silenzio
Accompagnano galoppo d’onde
trepidi sogni imbarcano acqua
quasi non ti vedo!
Ogni istante sospeso
ritesse il tempo del mio tempo
trattengo fiato e poesia
che non ti merito
non ti merito!
così come sono
imbiancato dagli anni, nel silenzio
mi viene l’abbraccio
il rosa che portavi
ti presi la mano
di là della porta
odore d’estate alla collina
la festa nelle strade
lenzuola bianche avevo preparato
che candida venivi
alla tua pelle scura
7
questo non
questo non
che ormai assedia
8
a Karol Wojtila e ai giorni di guerra
Le parole tue risuonano la stanza
trafiggono necessità
come quell’urlo che sopra si leva
a dire …attenzione
è colmo ogni limite
ogni sopportazione
ma un atto tuo? inoltre le parole?
ancora necessario
a scuotere gli animi
nello sprofondo di questo tempo
che paura ha, di non avere voce
s’ acquietano ardori
consoli soltanto, con l’ammonire
che orecchie non hanno
alle parole dei santi
eroici sempre e inascoltati
traditi dall’amore
che non ha proposito di fare.
Come cortina le tue parole
di nebbia fina
non urto
non muro
non sfracello
li sento cantare l’inno alla guerra
li senti anche tu?
Scomunica
scomunica!
Al dio della guerra.
Al nero petrolio.
Ai fumi, ai laser, ai bum, agli spaventi.
E il tuo Dio?
Se urla di natura
si fanno solidali
rifanno l’abbraccio
ai fratelli, al martirio delle carni.
Ti trema la mano,
col dito alla bocca giri la pagina
sorprende la forza, l’umano tuo ragionare,
la semplice fede
non basta, mi dico
ti voglio bene
ti sono vicino
solidale ti sono
e cerco di portare tue parole
con me in questa fuga d’ incontri.
9
Sempre gloria canta la musica
sospesa alla trappola di Bach
all’incedere della parola
stasera mi donate incanti e trovo inopportuno ogni pensiero
lasciami lì
lasciami
a ciò che fugge e strazia
frulla, frolla e irrompe
Soltanto a questo serve
nessun ammonimento,
soltanto a coprire il misfatto
di chi senza vergogna
sterminio fa di pietre ed ossa.
Sempre alla guerra
sempre alla guerra
e manco neve è venuta
o un freddo
a fare capanna
necessario focolare o nido.
10
Amore
amore io chiamo
sei ferma tu all’attesa del tuo darti
verrà il buio e i suoni
e quiete d’immagini
a segnare l’orizzonte della tua memoria
del tempo tuo.
Cosa lasciarti di stasera?
E’ una domenica
vestita di grigio
da tana
da colori forti.
Chiedo a me
il bosco
la linea che porta il mare a noi.
Soffondo suoni
ai pensieri
faccio suggestioni
e sottile canto.
Verrà un abbandono generante.
Vibrare, vibrare
la carne al desiderio
e non la poesia!
Soltanto un mormorare
che fa voce e pausa
fa risuono, il senso.
Come teatro
tenuto a se, trattenuto nell’ immaginare
un vezzo
un intonazione
un canto, un sussurro
un grido.
La poesia nasce detta
detta a se
silenziosamente svelata.
La poesia nasce
mormorando passioni
all’incanto degli occhi.
Mai quiete trovo
vago senza più coraggio
perdo la strada…
E che non c’è odore qui, il sottile
che suda il tempo
lo scalda, lo incanta…
e irrita poi, irrita…
E che sei venuta e non ho trovato parole
ero in ginocchio
ti dicevo ti ho amata
e mi nascondevo che avevi cambiato il mio tempo
l’ardore proprio, del sentirlo.
E come se quelle parole avessero aperto un varco
pur rimanendo in silenzio.
Svilivo energia cancellando ogni osare.
Se ti incontrassi davvero forse poi mi stancherei.
Non ho mai retto le repliche!
Mi piace che sappia di miracolo
di avvento
di cosa sacra
che prendi tutto
e rimani a contemplare
per giorni.
Poi, quell’odore,
che cerchi invano
sulle mani
11
Sono pigro
un senza lavoro
uno che non ferma il pensiero
e galoppa, invano galoppa
alla conquista del nulla.
Fermo alla forma
non so dire di me l’ultimo risuono
ne sfogo.
Ho fatto coltre
e non c’è vento che muti l’azzurro.
Non ho canto
e le parole non sanno
rinascita
giro nel vuoto di me
solo attento a maschere.
_
Sfuggire
l’incauto che pervade
che non guarda
e soltanto piange
dispera
e che, per come s’è fatto
non lo riconosco il mondo
-
Esisto io
metto un passo dietro l’altro
con scarpe di gomma
con passo felpato
vado
nell’ascolto
nel fragore del mondo.
Esisto io
in quest’attenzione che vuole cambiamenti,
quel necessario
portare respiri.
Marzo è venuto
assapora
mi soffia in faccia
il suo volubile mistero
Un giorno t’ho vista
non aveva tavole la tua scena
la gloria, sì
d’una forza che scatena
rompe argini
muta l’udire
il desiderio.
Ho atteso, scordato,
scelto non vedre
il risolto d’un fare che scordava vicende
senza auspicio…
La parola t’ammutolisce.
_
12
alle ragazze del Centro DCA
Come in una scatola
Un incanto qui
potersi dedicare al gioco di noi
presi a guardarci dentro
a cercare di capire cosa di noi non và.
… o è che và troppo?
Troppa sensibilità dico,
nella nostra materia.
Il nostro sentire,
che ci spinge a cercare
tane rifugi
nuove dimore
dove poter mettere in gioco
il nostro voler essere
altro, diverso, nuovo.
Come in una scatola questo luogo
di porte colorate
che si aprono su mondi di possibilità.
Tanti mondi per quanti noi siamo
nel gioco dell’incontro
che apre fughe
possibili vite
che sempre saranno nel segno della bellezza
di un pensiero scoperto, fragile che ha provato
a mutare il mondo
con il sacrificio del dolore.
Ma questo non può essere per sempre
ogni consapevolezza
deve mutarsi in energia
in fare
e la scatola può divenire stretta
e non si può rimanere fermi… nella prova di noi.
_
Non dire
stare nel niente
stare inoltre alla sostanza di me parola
CHIUSO - CHIUSO
Ho soltanto silenzio
non lo nego
non ho apparizione di fulmine
o incanto da donare
Se dico è per l’urgenza delle cose
un allarme!
O di uno schianto
o una preghiera
dico
per invocare chi il silenzio
comprende e accoglie.
Se non dico, lo sai
è che non capisco
mi sento stupido
o inopportuno
mai efficace nella sostanza
e preferisco allora
negarti di me il senso
e il segreto rimane
come rocca impenetrabile.
No te la lascerò mai espugnare
io, soltanto per me
io e quel mormorio che m’annega.
_
Fermare il respiro
niente più canto
rifondare energia e ascolto
un nuovo sguardo
cerco
un possibile sorriso
un auspicio
o un porto
una cosa nuova venga al mondo
irrompa col suo pianto
a liberare dall’incanto
un soffio d’amore.
13
Riposerei adesso
con te adesso riposerei
con il colore della tua pelle
ti amo sai
lo posso dire ogni tanto?
Corro adesso
con il pensiero di te
e invento l’amore
l’amore con te
che mi accogli
nonostante distanze e timori.
Mi innamoro dell’idea dell’amore
e vorrei perdermi
nell’abbandono con te
lasciare l’ormeggio
e fare carezza di vento
vibrare d’emozione e di sensi.
Fare silenzio vorrei
agli occhi soltanto lasciarmi
e all’osare delle mani.
15
Volavo ieri dall’altra parte del pensiero mio
dove stacco i legami
quando fanno dolore o sconcerto
e non sai dove volgere la passione
e il fare, gli incontri, le relazioni, il lavoro
prendono il posto
inondandomi, lasciandomi esausto, senza parole per altro.
Gioco a sfinirmi
nell’intenzione di fare l’amore largo
senza nome
senza destino
Ma poi vederti
mi confonde
e ancora urta il sentire
al tuo nome
Esplora, guarda, dove rimane lo sguardo.
Esplora, guarda, scortico le parole.
Guarda, esplora
e slaccia le scarpe
non c’è fuga nel tuo stare.
Respira, esplora
da sola non puoi
il cuore freme, da sola non puoi.
Ridi, respira, esplora!
Magnifico correre tuo senza lacci
senza cuore, senza fremere, senza parole.
Mormora questa passione.
Mormora, spegne l’incanto del non
mormora, di un non che splende
non, oggi
che impossibile è guardare
non , non, non ragione
non, luci di città accesa
non, freccia d’aereo nel rombo
non, l’esplodere d’un corpo che esplodere vuole
non, parole di comando
non, non, non
tu non, non sei
che sei
luce di città che brilla
sibilo di freccia che viene
corpo che esplode volendo esplodere
senza sapere comando
se non il desiderio
non, non, non
tu non, che non, non sei
16
A Valentina
Mi sto, che non mi voglio più nulla
e questo solo m’annega e infrange ogni fare
mi sto confuso e vagabondo
senza meta
che la giornata è di festa e non senti intorno quell’animato
andare di cose in impegno, in scadere d’ora
mi sto che vorrei e non vorrei
col dolore alle dita
e l’inizio di pensieri
senza mani
mi sto nell’ascolto di altri
lontani al loro soliloquio come io
illuso di poter…
mi sto adesso incantato alle mani
nella speranza di te
nello sciogliersi del nodo
nel desiderio dell’odore
mi sto nell’attesa d’una intesa
nel respiro
nell’ascolto del battito
nel perdersi
nell’abbandono
mi sto con te accanto!