Sulla poesia di Ilaria Seclì

Come ulivo del Salento

di Giovanni Lindo Ferretti

prefazione - D'Indolenti Dipendenze, Besa Poet/Bar

Non scrivo prefazioni, ahimè non leggo libri di poesia contemporanea. La scrittura che pratico è in forma di canzone, necessita di una musica che la sostenga, la delimiti, ne sia argine, se non sorgente almeno stimolo. Scrivo ben poco altro sebbene sempre più cresca la voglia o la necessità di misurarmi con la parola scritta. Solo un problema di tempo, di esperienze altre altrettanto interessanti, in atto, non me lo permettono.
Non che non prema.
Una serie sfacciata di accadimenti e, ovvio, Ilaria, il poeta attorno cui tutto ha ruotato, mi hanno portato a queste poche parole. Ci siamo frequentati, con altre a me incantevoli presenze, durante un laboratorio sul “potere della parola”, in Salento, la sua terra, in preparazione della “Notte della Taranta” 2004. In questo contesto, grazie a Lei, a tutti loro, il mio fondato pregiudizio nei confronti della poesia contemporanea ha subito una parziale incrinatura. Ilaria è poeta e non da oggi, ne fanno fede versi giovanili di incredibile potenza. La sua parola è forte, sincera, profonda e consapevole, così il suo sguardo e il suo comportamento, schivo ma ben piantato.
Come ulivo del Salento.
Non voglio citarvi nessun verso e alcuni meriterebbero di essere scolpiti, a grandi lettere, in pietra leccese, per la loro capacità di penetrazione; hanno perforato, per l’urgenza, la mia ben difesa interiorità. A voi la scoperta, a me, spero, il piacere della lenta frequentazione nel tempo, a Ilaria un doveroso augurio perché ogni benedizione, e la capacità di poesia lo è, ha un suo rovescio vitale. E arriva.
Che tu sia inamovibile nella sincerità del tuo cuore e duttile nella tua crescita.
Annaffia e concima le tue radici, coltiva l’arte della potatura delle fronde e gioisci con la vita, per quello che è.
Come ulivo del Salento, al vento.