da D'Indolenti Dipendenze

Ilaria Seclì

da D'Indolenti dipendenze, 2005 Besa Poet/Bar

E' la normalità in tutù che arriva
leggera e fiera
che m'impallidisce e mi cava denti sani
ciglia robuste e fitte
per rendermi gradevole
sul banco della frutta

[...]

Ex poesia d'amore N° 2. O le notti bianche (1993)

Dormi come nelle infinite notti
implorate
ringraziate
Taci
come nei giorni bugiardi
commossi
ansiosi
Coraggio o ignavia? a supplicare
pretendere il tuo letargo
maledirlo
Se m'avesse sedotta
il tiepido colore
calore docile dell'alba
se l'avessi permesso
a tempo avrei costruito un nido
sotto
sotto la terra
corazza per il fustigante
caustico raggio del mezzogiorno
Se più della vita avessi amato me
non t'avrei regalato la mappa
e tu, golosa dell'assaggio
non ti saresti insinuata nel mio terreno
ormai desideroso
abile e ghiotta quanto basta
talpa


***


E mi ritorni

di barbare schiere

l'avanzo

Di notti sorvegliate dal vento

di fiumi neri a franare i gridi

verso valle

E preparare guerre. e preparare guerre

Di me scavarti di sangue gli occhi

e la testa rasa legarti

di mongole corde al fuoco che brucia

Di silenzi calamitosi

mi ritorni

bassi di cielo che si abbassa e fiata

E minacce d'animale a tuonare

Di bocche che lingua non parlano

mi ritorni

Di occhi che soli scrutano attaccano sbranano uccidono

Di mani per l'amore

mi ritorni

Di bocche a bere in ginocchio

Di odore di terra di fuoco carne e feto

Di lamenti

mi ritorni

E nude preghiere e nude danze

e di notti

che il sonno veniva

mi ritorni

pulito come d'inciampo

Pelli di lupo a strofinarsi

e sogni rombavano di vinte battaglie

e conquistate terre

***

A mia nonna


Ma più di tutto la ruvida pelle
che a fatica faceva scivolare la mia mano.
E l'odore di marsiglia
delle mutande tue stese al sole
che il mento annerivano dell'unico limone

E poi mi chiedevi di me
Se nel frattempo la testa era cambiata
Se qualche santo o trinità di notte m' avessero domata
Di quando mi sarei sposata
Che tutto è il perdono e tutto la famiglia
Che l' uomo bisogna sempre assecondare
Che alla donna non è dato replicare
Che di tutti non tutto si può amare

Poi mi fissavi e riconoscevi gli occhi belli
e i capelli che mai volevi fossero legati.
E racconti scivolavano del secolo passato
come acqua di secchio profumata
buttata veloce e a occhi bassi
sui fianchi schiumosi della strada.
E quando il mezzogiorno si annunciava
ricordi? con le campane salivano preghiere
che ti vedevi un altro giorno fatta degna
del santo pane e di un sacro bicchiere.

***

Bilancia d'acqua

passarsi la spugna lenta tra il collo e il braccio
magari con la sottana trattenuta ai fianchi
chiudere gli occhi e appendere il profumo al cervello

farne un fatto d'atmosfera un'altalena sospesa a fil di cielo
la solitudine versata nella durata lunga del mare
nell'acqua che sciaborda.
già mia madre mi teneva così
raccolta e appesa nella bacinella trattenuta da due sedie
con le labbra che soffiavano le sue mani insaponate.
già mia madre mi teneva così
già sapevo la bilancia d'acqua
la distanza eterna e rarefatta
di esserci, creatura di grazia, senza stare.