In “Guardai/nel tuo cielo, il cielo degli azzurri destini, per
ritrovare traccie di me” (l quaderni del Bardo, 2021), raccolta poetica di
Marcello Buttazzo - presentata a Lecce, la sera del 6 agosto 2021, sulla
terrazza del Bar Astoria - mi sembra di poter cogliere alcuni punti di
conoscenza e di riflessione: le sue poesie lasciano intravedere una “metafisica
del quotidiano”, un melanconico romanticismo denso dei temi amorosi che riempiono
la sua vita.
La metafisica delle sue poesie
riguarda le cose semplici della vita di ogni giorno, i sentimenti ed i valori
dell’esistenza. Nei suoi versi la ragione del combattimento interiore è tutta tenuta
nella ricerca di soluzioni volte alla purificazione dei valori dell’umano; una
purificazione concettuale che implica lotta, fatica e combattimento per un
riscatto e una conquista, squisitamente, intellettuale.
L’Amore, il Tempo, il paesaggio
nostalgico, caldo e assolato (bodiniano diremmo), ambientano i suoi testi; lì, in
quell’amalgama, Marcello, contempla gli eventi del vissuto, i suoi stati
d’animo interiori, le passioni che lo hanno colpito. Una riflessione struggente
- ispirata dai temi cari al movimento romantico - trae linfa vitale nei ricordi.
Un passato “visionario” che non esiste più, una realtà interiore idealizzata,
sublimata nel “sacrificio” vissuto, nel tentativo, di dare una nuova bellezza alle
esperienze del presente.
Un altro aspetto che mi sembra
cogliere nei versi di Marcello è l’influsso del Vittorio Bodini de “La luna dei borboni”, per la prima volta
edito nel 1952. Buttazzo rimane affascinato dalla ricchezza delle immagini
storiche e sociali di quel Salento fatto di silenzio, di pietre e di strade di
polvere. Marcello, riproduce quella forza evocativa, parole e simboli di un
atmosfera sonnolenta e mitica, vissuta, sognata, amata e insieme respinta. I suoi
stato d’animo si lacerano tra quiete e tempesta e queste oscillazioni il poeta
le definisce”mine vaganti” che
esplodono continuamente nel quotidiano.
Il poeta, caparbiamente attraversa questa lacerazione interiore, cuce le sue poesie dando loro un significato spirituale, una carica catartica che non ha interesse di primeggiare, di essere cioè la prima o principale nelle vicende della vita. C’è il femminile a dar la regola, a dar senso alla sua vita travagliata ed incostante. I suoi “azzurri destini” rappresentano il momento contemplativo poetico più alto, un ristoro interiore, di quiete spirituale a fronte delle difficoltà del vivere quotidiano.
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