E sarà ancora primavera

 


Guardai...”

Non so questo tempo se voluto esclusivamente verbale o se è stato usato per indicare qualcosa di avvenuto nel remoto di un accadere, se voluto concluso con il presente o se vi è ancora oggi la lontananza dal carattere prettamente cronologico; sicuramente è intimamente psicologico, in quel: “ritrovare le tracce di me”.

Leggo e trovo, l'avverto, l'evidente carezza nostalgica nella premessa di Marcello Buttazzo e, in quel silenzioso “destino”, ne vedo volgere lo sguardo.

Non è un guardare semplice se per rimando culturale ci si rivolge in esergo ad Ercole Ugo D’Andrea.

Nel Cielo azzurro non si guarda a caso e, per dare dedica alla madre, alla mamma Antonietta, se ne estrapola l’essenza:

“… hanno la stessa età il bambino il mandorlo mia madre.” (Ercole Ugo D’Andrea).

Ciòaccade nella “Terra rossa di sangue, /terra scorticata/dai venti di tramontana” ribadisce Marcello.

E non sarà un inganno!

E mai saranno un inganno le parole di una madre che si ama, nella quale si ha antica fiducia.

“E sarà ancora primavera ella dice”.

Una primavera che ritorna, meravigliosa, capace di togliere ogni dolore, ogni tentennamento, ogni sconfitta.

Queste tra le rime più belle delle 52 poesie di Marcello Buttazzo, più belle non perché le altre possano aver qualcosa in meno, ma perché esse sono cosi incisive da racchiudere tutta l’essenza di una raccolta che anela all’amore, al congiungimento dell’anima al cuore, al riappacificarsi del corpo con la mente, al risorgere della forza interiore per vincere la rabbia, l’amarezza e il dolore!

Sensibilità vuole il piacere di leggere e scrivere, ancor più se a leggere e scrivere è immergersi in Poesia.

Marcello mi trasporta e si trasporta. Non vi sono pause, cosi come non vi sono nella citata Poesia del D’Andrea.

Essere bambino è fiorire con la certezza di ripetersi nella magia di una crescita ed è anche essere madre.

E la Poesia s’avvolga!

Marcello si mette a nudo, regala una parte di sé, invita alla lettura e alla riflessione, all’introspezione.

Ogni parola deve essere attentamente pesata, assaggiata, masticata.

Del contenuto se ne amalgami il verso!

Provo continuamente a dare inizio a quel che leggo. Marcello m’accosta all’ormai da me definita: “la mia raccolta”: da Serangelo a Nei giardini dell'anima; da Nei tuoi arcobaleni a Origami di parole; da E l'alba? a Verranno rondini fanciulle; da l'altro, precedente, alla non ultimasilloge, e, ne sono certo, altre ancora verranno, me lo assicurano i suoi versi.

È una poesia non circolare ma aperta, una linea continua che va fino al cielo fino a perdersi in un azzurro che cattura e avvolge, una poesia che ha profumi, lievi ricami di lontani vissuti e ricordi trasposti tra un ieri ed un oggi e sono “d'avorio i denti della luna”.

Nelle nostalgie vi sono le sacre urne, quella di papà Pietro, “ribrilla”.

Nelle primavere s'accendono i fiori femminili in uno “sciame di amori persi” con il “rosso di donna”.

Nei ricordi ritorna l'idea dello “svago d'altalena”, del “quadro intrigante dell'alba”, della metafora.

Ecco allora il tinteggiare di Elisa “piccolo angelo” per “stanza francescana”.

E quello che può sembrare semplice invero non lo è perché entrare nel sentimento non è passo da farsi a cuor leggero ma a passo leggero, con rispetto, con dolcezza.

E’ un contenitore questo libro, da portare appresso, da leggere e rileggere fino a confluire in esso!

La Poesia è il mestiere del Fare, del farsi riconoscere e Marcello si fa riconoscere, da subito.

Racchiude segreti del mondo e della vita, racchiude e magnifica la bellezza delle donne diversamente amate!


Francesco Pasca