Dell'illimitato amare

Marcello Buttazzo è un poeta dell'entusiasmo e dell'amore. Ciò non significa affatto che le sue liriche siano prive di ferite, anzi, sono sanguinanti di un rosso che è lo stesso che procura Cupido con le sue frecce, lo stesso dei papaveri spremuti dai suoi versi terrigni così legati al Salento la sua terra d'origine e di elezione, che il poeta scava, per trovare la sua anima profonda e le sue ferite mai rimarginate poiché non è possibile che ciò accada pena l'inaridirsi del dire poetico, del suo dire poetico.

Nel salutare l'ultimo libro di versi del poeta, appunto Marcello Buttazzo, "Il cielo degli azzurri destini", i Quaderni del Bardo Edizioni, Lecce, 2021, sono particolarmente felice di sventolare un poco anch'io la bandiera arcobaleno vedendo il treno della sua poesia che passa sui binari del cielo e dei tanti suoi azzurri destini. Sul primo binario campeggiano le liriche dedicate alla mamma del poeta, così come tutto il libro è dedicato a questa figura così decisiva che da subito si identifica con la terra, con quella terra, la sua di Marcello, la loro terra, ribadisco ancora il Salento, in un clima pagano e cristiano insieme :

Quel giorno
quando verrai
riportami i tuoi occhi...

Ti prego,
riportami i tuoi occhi
su una cornucopia
di more selvagge
nere...

il celeste raggio
della tua bellezza
è il più grande dono
d'un Dio folle d'amore.

Ecco espandersi i temi e i binari nel cielo come avrò modo di sottolineare più oltre...ma dicevo della terra:

Terra rossa di sangue,
terra scorticata
dai venti di tramontane
terra
dei soli d'estate.

Questa è la tua terra,
madre fanciulla,
la terra
che vivesti, che amasti
e m'insegnasti...

Questa è la tua terra,
madre, che alligna ancora oggi
nelle pieghe delle tue mani,
nei solchi delle tue rughe,...
e le ginocchia sbucciate
tra i filari di tabacco.

Raramente ho avvertito un senso quasi lucreziano e francescano insieme della Natura e della nostalgia progressiva di coloro che in essa vi erano immersi e purtroppo a volte sommersi... poichè la sensibilità di Buttazzo per gli "ultimi" che sono il motore il fondamento e il fondale del mare è accesa. Mi ricorda nei toni, nelle attenzioni, nelle urgenze, nella lirica denuncia, le pagine più limpide di uno dei più importanti significativi poeti italiani del secolo scorso: Rocco Scotellaro, anche lui uomo del Sud, poeta e giovane politico impegnato a rivendicare una dimensione autonoma e finalmente riscattata del Mezzogiorno d'Italia , come Gramsci ebbe a scrivere, da sempre terra di conquista coloniale da parte del Nord del nostro Paese. In particolare mi riferisco a questi impareggiabili versi:

...E quei contadini laboriosi
arsi dal tempo
che sono una storia,
la storia più vera
del mondo.

Siamo già passati sul secondo binario del cielo degli azzurri destini dove l'amore per la terra si dilata verso l'amore verso gli esclusi e la dolorosa presa d'atto della nostra ingrata indifferenza... io sono partigiano, odio gli indifferenti... (Antonio Gramsci). Marcello non odia ma soffre, non è un rivoluzionario, ma un poeta:

Fra sbarre ferrigne
la nostra attesa
è annegata
nell'indifferenza
d'un Occidente opulento obeso.

Nei mari nostri
nei mari vostri
naufragammo più volte,
ci salvammo,
morimmo a stento...

intanto cosa si si fa? Ci si

serve degli ultimi
per pianificare solo l'esclusione.

 No, non è dolce naufragare nei nostri, nei vostri mari, no è terribile questo infinito brutale senza eternità se non la bruta cieca totalità del negativo che emerge.


Qui l'innocenza è davvero perduta e il poeta lo avverte e lacrima sangue...

ecco le ferite da cui scaturisce un amore indomabile, un amore che tenta dietro lo scacco matto una mossa assurda far saltare il banco, la scacchiera:

Cielo
terra e terra
terra e un sole,
chiaro di luna.

L'amore,
questo impreveduto stratagemma
fa tornare la primavera...

E il tempo,
il tempo che lentamente andrà
e mi parlerà insistentemente
ancora di te.

L'amore e la sua stagione, la primavera eterna di Marcello Buttazzo, poeta della luce del soledei solitari meriggi d'estate, ma ancora di più degli elementi della primavera l'atto di nascita dell'amore che puntualmente ma "ad ora incerta" (Primo Levi) ritorna :

 ...Dimmi del sole
che continua a lumeggiare
sulle umane miserie.
Dimmi di te
e dammi ciò che puoi.
Illimitato amore. 

Questa lirica è, forse, una delle più simboliche del viaggio di Marcello Buttazzo, il quale chiede alla Musa Donna di aprirgli il segreto dell'Essere, "le ragioni misteriose dell'esistere", attraverso parole che domano i venti, che danno quiete, che aprono i cieli, che possano conferire i poteri del sogno, quelli incuranti delle tempeste della vita, un amore totale panico assoluto e, soprattutto, illimitato. Mi ricorda una delle poesie più memorabili di Saffo quando la sublime lirica di Lesbo dice che tutto ciò che più le importa è: "ciò che amo". Ancora una volta il senso pagano della totalità terrena dell'amore si intreccia con il sublime amore del verbo cristiano che oltrepassa l'orizzonte delle Colonne di Ercole dell'immanenza e veleggia verso l'assoluto, il donarsi agli altri, il richiamare l'illimitato presso di sè, la richiesta di Senso, verso la primavera :

 ...La primavera,
un tempo
acceso di porpora
nei tuoi lussureggianti giardini...

Il tutto senza rinunciare alla ricerca linguistica, alla raffinatezza del linguaggio, all'ampio spettro del lessico in un equilibrio invidiabile tra forma e contenuto, tra ritmo e sincope, tra apatia ed esplosivo vulcanico entusiasmo. La ricerca dell'amore è la ricerca del sogno e della verità. E la verità campeggia in molte poesie del volume, trovando forse la sua più meditata espressione nei versi commoventi dedicati al padre da tempo scomparso, un epitaffio che ricorda nella secchezza dello stile e nella ricerca della precisione lirica e del sentimento il grande Edgar Lee Masters di Spoon River :

Mio padre
non mi ha lasciato denari,
mi ha donato
l'onestà, la diritta postura morale,
tutto il bene
del mondo.

E poeta onesto Marcello lo è, come è poeta vero.


Roberto Dall'Olio