SUBBUGLIO o della vita interiore

 


di Marcello Buttazzo

“Subbuglio” è la nuova raccolta di poesie di Alessandra Peluso, pubblicata dai Quaderni del Bardo Edizioni. L’Autrice collabora con l’Università del Salento e con l’Università di Urbino Carlo Bo. Lei- ci tiene a dirlo, a scriverlo- è amante della libertà. Intesa, ovviamente, come quella prerogativa d’amore integrato, che ti induce a rispettare la propria identità e l’altro da sé. Libertà, come vela spiegata al soffio di vento della maestra poesia. Si respira libertà in questa pregiata silloge. Libertà di armonizzare parole in versi d’assoluta eleganza, che si succedono come un continuum di spiccata bellezza, dalla prima all’ultima pagina. L’incedere è vertiginoso, il passo è musicale, creato con un gioco sottile di assonanze e di allitterazioni. Libertà “vincolata”, quella di Alessandra Peluso. La libertà più illesa, più desiderata. Insomma, una libertà che risente positivamente, tra l’altro, della lettura di altri poeti. Non dimentichiamo che l’Autrice è una studiosa infaticabile, una poetessa ligia alle regole auree. E, per questo motivo, può cantare con spirito affrancato e indomito, con precipuo stile originalissimo. “Subbuglio” è il sommovimento interiore, il trasalimento d’anima vibratile di lucore, il palpito struggente, il fiato che carezza. Ciò che resta. E non passa. “Subbuglio” è una storia di vita interiore, una filosofia di intenti, uno scuotimento agognato, una praxis che rovescia l’intento ordinario. Nella prefazione, il professore Marcello Aprile, ordinario di Linguistica italiana presso l’Università del Salento, scrive che l’Autrice “suggerisce, non descrive. Inspira e espira seguendo il ritmo binario della natura, che è quello delle maree. Quello della notte e del giorno. Quello della terra e del cielo. Quello del silenzio e del suono. Quello del battere e levare. Quello della sensualità. Quello della sessualità”. C’è un amore vivido, che erompe come sangue di rosso tormento, come gaudente carnalità, palpabile nel fluire del verso, nello scorrere del tempo: 

rombeggia
scalpita
m’infiamma
preme selvaggio
il desiderio
di averti interamente

un incendio dentro
ben più atroce di un martirio
berti fino all’ultima goccia

è un fulmine
seducente
che squarcia e mi devasta

Una carnalità matura, dirompente, e spirituale. Perché, in questi versi, furoreggia l’anima pulsante di Alessandra Peluso, il cuore d’una donna “amante della libertà. Di ogni luogo. Delle anime”. Una carnalità, potremmo anche dire, d’un eros deflagrante, che fa “immaginare sognando corpi avvinti da una vorticosa passione senza fine”. La Natura è una forza motrice, generatrice di virenti virgulti. Ma la Natura può generare anche singulti, tracce di dolore e di travaglio, che vanno metabolizzati. In “Subbuglio”, i corpi cantano madrigali, innalzano inni e, talvolta, elegie rosee. Il pathos del cuore abbraccia i sensi, in una ammaliante sintesi Amore e Psiche s’incontrano e banchettano con il pane domenicale, spezzano con mani compagne il desiderio cereale. L’anelito di carnalità non è mai disgiunto in “Subbuglio” dalla ricerca contemplativa, spirituale. Non dimentichiamo che Alessandra Peluso è una filosofa. Ricordo che, anni fa, lei scrisse un saggio, che incentrava l’interesse sulla sophianalisi. Che è una pratica e una scuola di psicoterapia antropologica. Secondo la sophianalisi, si può uscire dal dolore solo dopo un percorso meditato, che ti consente di trasformare il travaglio in ricchezza, in bellezza seconda. La gioia va vissuta. E così il piacere. E la libertà. Ma non devono essere mai svincolati dal concetto ontologico di saper calarsi nella comunità, nel fare cittadinanza. Libertà integrata. “Subbuglio” non è una semplice raccolta di poesie d’amore. È un compendio lirico e di pensiero, laddove l’amore per la vita domina sovrano. L’amore per le cose dell’esistenza, che è l’unico fatto che conta. L’unica cosa che abbiamo.

"Subbuglio" edito nel 2020 da iQuadernodelBardo di Stefano Donno