Ogni possibile preghiera, la poesia di Stefania Ruggieri





“(…) lo so che questa poesia è strana / che poco o niente piacerà su questo siamo d’accordo / mette in fila negazioni le mie nevrosi / priva di potenza di emozionalità / trovi la strofa quasi surreale sbagliata / ma è tutto quello che non va che fa solo male / la metto in piedi per conciliarmi con la vita / con le relazioni / cerco di ripiegarmi sul mondo / non su me stessa come dici tu / non so dov’è la destra o la sinistra / o dove ho parcheggiato la macchina / faccio sempre le stesse cose le ripeto / in una scala clinica secondo la Treccani / sono tra gli idioti e i semplici di spirito / ma non chiedermi perché”.

Da crash n°10

 

È il quotidiano che invade, la parola chiama e il poeta è nel presente, non tenta di sfuggire ad esso, usa la pagina per precisarne il significato: “questa è la mia pagina di disambiguazione” si apre così “Ogni possibile preghiera” raccolta di versi di Stefania Ruggeri edita da Collettiva edizioni indipendenti. E ancora si legge: “…io scrivo normale / chiudi la mente il pensiero che non ce la fa a tirare le somme/ chiede il conto salato sulla pagina bianca / testa o croce per la verità / chiudi la chat non è serata il wifi non trova la quadra”. Un profondo ascolto di sé, un flusso di coscienza che declina l’irrequietezza di uno stare sempre acceso, nel desiderio della vita: “ho visto alcune cose ma il peggio deve ancora venire (…) ho visto solo alcune cose da qui da questa stanza / da questa casa a debita distanza non più di così”. Un universo domestico che non è il rifugio, la separazione, la tana. “Qui” c’è tutto, c’è il Mondo: la TV, il web, l’ex ILVA, il cielo “rossobluviola” di Taranto, le polveri sottili, le isole di plastica, l’incubo dell’eternit, Antonio Stano massacrato a Manduria da una baby band, il Covid e i carri militari per i morti di Bergamo, il grande fratello, le chiavette uessebi, il wifi, tante altre cose-parole entrano nel verso. E poi ci sono 17 crasch, schianti, crolli, sfondamenti. Nessun vezzeggiare, nessuna maniera, parole a cascata, tutte minuscole, senza punteggiatura se non l’accapo di un verso lungo che invade la pagina.

Ogni stilla del nostro disagio, della nostra fragilità, paura, esitazione muta in poesia se sappiamo trovare nel verso le parole che non diciamo. Così è, così è per Stefania Ruggieri. Lei si dice disarmata, non è un vezzo, ci crede proprio ma, a leggere, a entrare dentro il suo poetare scopri la forza, il coraggio di una critica frontale, al Mondo. A come lo abbiamo fatto noi, interpretato, costruito, tradito. Le basta una parola e poi tutto si fa grido. Rigo dopo rigo la scorgi. Lei nel “minimo” del vissuto, quello ordinario d’ognuno, nelle cose piccole di ogni giorno, nell’abitudine, nelle relazioni: “nel labirinto di ogni vivere ci tiriamo appresso / una giacchetta in sincrono una di quelle che non sbatte / l’incarnato spento di tutti i nostri errori” scrive e nella sua personalissima drammaturgia s’affaccia la scena dello sfacelo, del tedio che avvolge la Terra, la natura: “disturbiamo del pianeta e di ogni altro diritto l’equilibrio / accanimento umano / qualcosa sta bruciando qualcosa sta sbagliando il colpo” la politica è disarmata, senza coraggio, senza visione “il caos ha avuto la meglio sull’ordine dei numeri”. Lei da grande voleva “parlare altre lingue” non la sua. Voleva “cambiare il volto nelle fotografie fare a pezzi / la mente mettere le mani rimestare e ricomporre” voleva “usare una lingua universale quella dei segni” per “dirsi quelle due cose faccia a faccia visto che non capisco” scrive. Ecco, questa poesie sono quel “faccia a faccia”, quel denudare il proprio sentire, nel coraggio di farlo dono, comunicazione. Atto, concretezza di poesia che è come pietra scagliata contro la falsa innocenza di chi si chiama fuori , di chi è passato “dietro sul sedile posteriore sottocoperta”.

 

Stefania Ruggieri, classe 1963, è una “meridionale di Puglia” come lei stessa ama definirsi. Una laurea in Economia ed esperienze lavorative nel settore acciaio e moda. Ha pubblicato i libri di poesia “Rosso di Fragola” (Congedo, 1994), “Sotto un sole che mai muore” (Milella Spazio Vivo, 2013), “l’anima” (Pulcinoelefante, 2017) del 2019 è”La luce non è spenta il varco non è attivo” Lieto Colle (Faloppio (CO). Alcune e poesie sono apparse su “Nuovi Argomenti”, rivista letteraria trimestrale fondata a Roma nel 1953 da Alberto Carocci e Alberto Moravia.