Di politica e d'amore di Mauro Marino


Nell’ambito delle iniziative inaugurate dal Polo Bibliomuseale di Lecce con “Extra Convitto, più lib(e)ri in piazza”, il Fondo Verri e l’Associazione Presìdi del libro presentano, venerdì 17 luglio (ore 19.00), in Piazzetta G. Carducci, a Lecce, il libro di poesie “di politica e d’amore (2000-2020)” (Spagine Fondo Verri edizioni) di Mauro Marino, appuntamento dell’edizione 2020 “Bazar banco degli autori e dei poeti”. 

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Una raccolta di poemetti, redatti in tempi diversi dell’esistenza. A partire dall’estate 2002, nella Masseria Torcito, in occasione della residenza dell’Osservatorio Nomade. Nei mesi dell’emergenza Covid19,Mauro Marino, anima in perenne cammino, spirito errante, ha avuto la possibilità, verosimilmente, di fermarsi un po’. Ha ordinato le sue carte e ci ha donato questi versi, che vanno dall’inizio del secolo e giungono fino ai giorni nostri.

Non è casuale l’utilizzo della dizione “donare”. Mauro con tutta la sua natura inerente, con la sua fine competenza di giornalista, di poeta, di scrittore, d’instancabile operatore culturale, è vicino a tante persone, è prossimo ad artisti e uomini comuni, sempre pronto a dare consigli e a spendere parole buone. L’Associazione Culturale Fondo Verri, guidata da Mauro Marino e da Piero Rapanà, è un punto di riferimento di vibranti corde, una Casa dell’anima per tanti poeti, scrittori, musicisti, artisti, uomini e donne devote al bello. Ricordo, ancora oggi, un editoriale di Mauro, quando era direttore de “Il Paese Nuovo”, un po’ d’anni fa, in cui lui sosteneva sostanzialmente che il dono fosse “cosa da poeti”.
In questo tempo avvilito e ferrigno, è necessario più che mai darsi, aprire il cuore, spalancare le braccia, per accogliere scaturigini d’amore. Per concedere amore agli altri. La raccolta “di politica e d’amore” è dedicata a Santa, che accompagna l’Autore nella corsa, donna speciale di virtù, di carismi e d’affettuosità.

Il titolo dell’opera è già un manifesto poetico. La politica intesa come fare comunità, realizzare cittadinanza, è la cifra paradigmatica dell’esistenza di Mauro. Non una politica sterile, gridata, inconcludente, quella politica spesso fiaccamente dominante, che non sa decidere e, quando delibera e agisce, mostra il suo volto smunto, la sua bocca vorace. La politica, a cui allude l’Autore, è un saper occuparsi effettivamente dei bisogni della gente, un saper prendersi cura delle necessità degli altri. Un voler entrare in sintonia con l’altro da sé, edificando ponti conoscitivi. E il sentimento amoroso non è scisso da questo modo d’intendere il fare politica. Chi conosce Mauro sa che lui progetta costantemente una politica attiva per la crescita umana, culturale e sociale della comunità. E lui è mosso da un afflato fraterno e d’amore. L’amore è il motore dinamico, che sommuove Mauro. L’amore è, per dirla con Antonio L. Verri, anche l’incanto. “Fate solo ciò che vi incanta”, scrive Verri. Le definizioni apodittiche non sono una grande cosa, poiché hanno la pretesa di incatenare e di incanalare in un piccolo recinto definito e asfittico pulsioni, sensazioni, gioie, dolori, ebbrezze, travagli. Ma se, per un attimo, dovessimo usare una notazione netta e marcata per queste poesie, potremmo dire che sono essenzialmente versi d’amore e d’incanto.

Amore per Ron Kubati, eccellente poeta e scrittore albanese, giunto in Italia con la grande ondata migratoria del 1991. Mauro sa narrare liricamente il sudore di giorni con l’animo in gola. Fa respirare i balzi violenti dello scafo. Fa traluce i clamori del mare. Parole d’amore per Karol Wojtila, capace di andare contro il ferino dio della guerra, contro l’obbrobrioso feticcio del nero petrolio. Mauro è pienamente un poeta d’amore. Amore praticato, giorno dopo giorno, in trincea, con una postura esemplare. Amore nei versi che dedica alle ragazze del Centro DCA (Centro dei disturbi del comportamento alimentare). Ritorna come onda perenne l’incanto:

“Un incanto qui
potersi dedicare al gioco di noi
presi a guardare dentro
a cercare
di capire cosa
di noi non va” 

La sua filosofia esistenziale non può fare a meno dell’amore e della cura:

“Il nostro sentire,
ci spinge a cercare
tane rifugi
nuove dimore
dove poter mettere in gioco
il nostro voler essere
altro, diverso, nuovo”

Amore che l’Autore sa distillare ne “Le cose della casa”, pensate per “L’archivio della superficie” di Elena Campa, giovane e brillante artista specializzata in tecniche di stampa. Forse, nelle cose della casa c’è pienamente il conto del tempo, la memoria trattenuta nell’abitudine. Mauro con i suoi scritti scandaglia la meraviglia, lo stupore. E le cose della casa sanno celebrare doverosamente l’incontro. Nella cura bisogna saper tenere viva la vita. Un agognato manifesto sono gli ultimi versi (2018-2020) dell’Autore, che desidera cose nuove, un cambiamento autentico, fatto di piccoli passi, senza mai omologarsi. Dobbiamo tutti saper guardare la realtà con occhi diversi. Per amore, solo per amore, la scrittura di Mauro. Un’invocazione anche a Pier Paolo Pasolini, perché ritorni, perché col suo profumo possa farci puri. Chissà se questa vena sorgiva d’acqua s’appaleserà di nuovo viva, per dissetarci? Una scrittura piana ci accompagna per le pagine, elegante nell’incedere lirico, con un passo moderno e attraente. Una parte cospicua della raccolta è dedicata alla figura femminile, tratteggiata con una delicatezza estrema, con un candore di niveo giglio:

“…chissà i tuoi occhi…
a carezzarli lievi,
profondi di nero
allargano lo sguardo”

La poesia di Mauro Marino cerca compiutamente la vita, la rincorre, la scompone, la ricompone. La vita è incontro, è spazio condiviso, è compartecipazione, è slancio vivido, vibrazione compagna. La poesia di Mauro è ascolto, un prestare attenzione alle sollecitazioni degli altri. La sua poesia è etica di comportamento, intesa come pane cereale che si spezza tutti assieme, per avere la ragione e la forza di resistere, per avere fiato, trasalimento. La sua poesia è coralità, perché tutti assieme dobbiamo salvarci la vita.

Marcello Buttazzo