Lo scriptorium del Mondo

Giuseppe Arnesano

In questa prima domenica del mese ripercorriamo la litoranea adriatica per riscoprire l’antica storia di quel crogiuolo culturale, edificato mediante silenziosi blocchi di pietre che funsero da solido luogo d’incontro intellettuale fra due civiltà “forzatamente” rivali. Oriente ed Occidente si compenetrano in un’eterna dissertazione accademico-letterale persistente “architettonicamente” nei poderosi e polverosi ruderi dell’Abbazia di San Nicola di Casole. Dopo appena due chilometri a sud di Otranto, proseguiamo lungo la scogliera della Palascìa fino ad allontanarci dal Canale idruntino per giungere nell’afoso entroterra campestre segnato da un lungo viale alberato che ci orienta in direzione dei resti del monumentale complesso monastico greco-latino. Costantinopoli (Istanbul): il 726 d.C. fu l’anno dell’editto iconoclasta, promulgato dall’imperatore bizantino Leone III l’Isaurico per condannare alla rimozione e distruzione il culto delle immagini sacre in tutto l’oriente cristiano, costringendo i numerosi uomini di chiesa a rifugiarsi nel sud d’Italia. Le prime comunità monastiche orientali che giunsero in questo “accogliente” lembo di terra, alimentarono la devozione a San Basilio, che perdurò e crebbe durante l’età normanna dall’XI-XII secolo, poiché questi nuovi“conquistatori” non erano intenzionati a distruggere ed umiliare l'arte e la spiritualità bizantina radicata nel Sud d’Italia, ma a condividerla e rispettarla. Dunque la storia dell’Abbazia di Casole ha inizio al tempo del normanno Boemondo I d’Altavilla, principe di Taranto e di Antiochia che tra il settembre del 1098 e l’agosto del 1099 restaura o fonda, sul sito di quell’importante insediamento di monaci basiliani, guidati dal primo egumeno Giuseppe ed assertori della regola di Basilio il Grande, il cenobio di San Nicola. Probabilmente dopo l’intervento “restaurativo” voluto da Boemondo, al monastero viene attribuito il nome “Casole” poichè in precedenza l’originario nucleo monastico era organizzato da primitivi caseggiati, come capanne, nicchie o casole ospitanti i religiosi durante la recita delle preghiere. Casole era uno dei più importanti ed attivi monasteri basiliani del meridione d'Italia e del Salento insieme a quello di Santa Maria delle Cerrate presso Lecce; il monastero Casolano era sede di uno scriptorium, importante per la produzione e riproduzione di codici e testi classici rigorosamente in greco ed in latino, scritti da illustri studiosi come Giovanni Damasceno, Gregorio di Nazianzo e Cirillo di Alessandria. La biblioteca di “Casole”era considerata una delle più fornite e preziose dell’Occidente e riusciva a munire sia l’intima cerchia dei monaci calligrafici che, operavano all’interno del monastero, e sia i monaci che richiedevano libri per la liturgia e per la lettura privata. Questa “antica fucina di conoscenza” antesignana dell’Università offriva ai giovani greci, ebrei e latini di tutte le “province del mondo antico” lo studio di numerose discipline: astronomia, musica, retorica, grammatica, teologia, filosofia, scienze naturali, alle quali si aggiunsero le fondamentali, greco, latino,trivio e quadrivio. All’interno delle pagine del “Typikon” di Casole, documento che regolava la vita religiosa ed intellettuale del monastero otrantino, abbiamo appreso che nel 1160 l’egumeno Niceta fabbricò nei pressi del sacro complesso, la prima “casa dello studente” del mondo occidentale, all’interno della quale si poteva trovare insieme al vitto, all’alloggio ed all’insegnamento, un servizio bibliotecario “aperto al pubblico”. Questa serie di “servizi gratuiti” erano a disposizione di quanti volessero apprendere lo studio delle lettere classiche. Il cuore “culturalmente” pulsante di “Casole” era alimentato costantemente dagli apporti di insigni umanisti come Giovanni Grasso, Andrea da Brindisi, Nicola d'Otranto, Giorgio Bardanes, tutti afferenti “all’entourage letterario” promosso dall’abate Nettario, personalità fine e complessa dalla profonda cultura da letterato, poeta, grammatico e teologo. Quell’ “universo umanistico” progettato in terra non ebbe vita facile e rimase ben poco a seguito della distruzione e del violento saccheggio di Otranto ad opera di Maometto II il Conquistare avvenuto nel luglio del 1480. Attualmente quell’immenso patrimonio culturale è disseminato fra le diverse biblioteche presenti in Europa. I ruderi del complesso monastico di San Nicola di Casole attendono un concreto intervento di rivalutazione, tutela e fruizione, con l’auspicio che il seme della cultura possa nuovamente germinare in questo fertile territorio e fungere da modello esemplare per favorire un proficuo interscambio culturale.