Schivare il presente

L’ALTER EGO
(a)periodico di estetica e cultura letteraria
Numero unico – autunno 2007
[ovvero: Fortunae Reducis]
A cura di Angelo Petrelli in collaborazione con Paolo Antonucci, Marco Caloro, Jonathan Imperiale, Vito Lubelli, Antonio Pagliara e Roberto Lucchi.
SABATO 1 DICEMBRE
ore 18:00 c/o Libreria Ergot, Lecce

La nostra ambizione, è ovvio, è schivare il presente di questa cultura per essere inattuali: dopotutto, a quale più alta condizione si dovrebbe anelare? Questo non sarebbe un preoccuparsi di un prima e un dopo, di un passato e un futuro. Bisogna essere più vecchi rispetto ai più vecchi e più giovani al cospetto dei più giovani; nulla ci trattiene dall’essere primi. Ma qual è allora la nostra superabile condizione? Siamo poi così diversi da quegli eupatrìdes di medietà che rifiutiamo? È pur vero che non siamo ancora del tutto esclusi dal potere; anzi, che invece, alcuni di noi sono dei piccoli prepotenti! Io in prima persona lo ammetto, attorniato da coloro che disprezzo, stando alle cronache, l’avrei ammesso: «prima che Abramo fosse, io sono!» disse. Dunque sono tutt’ora un enigma, anche per me stesso. Tanto mi basta per andare avanti, la ricerca e la conoscenza, compresa quella dei miei limiti; la volontà di remare contro mi è di grande sollievo.
Remare contro, appunto, ma in quale direzione?! Chi sono, dunque, i nostri nemici?! Senza nomi e cognomi il popolino non sa dar pace all’appetito né direzione all’occhiatacce (quand’anche si adegui, senza prevaricare l’idea della non violenza), e in definitiva è molto facile essere querelati di questi tempi, perciò farò di più: vi dirò chi saranno i nostri nemici.
Al momento sospetto fortemente che gli ipocriti lo siano per davvero. Facciamo finta, putacaso, che i nostri ipocriti non siano altro che dei semplici incapaci, ovvero, che i nostri non siano in grado di fare diversamente da quello che stanno facendo, come certe specie di spugne che si spostano inermi per la spinta delle correnti marine.
Quindi, come possiamo colpevolizzarli tanto da punirli e estrometterli da quel movimento, dal loro potere?
Al riguardo, solo attraverso una forma d’ingenuità possiamo trarre una qualche conclusione ragionevole, che definisca cosa è bene e cose è male, o comunque sufficiente ad individuare la causa del potere (il male) che noi rifiutiamo. Dunque, non ci resta che affidarci all’estro e all’intuizione!
Il problema dell’essere profetici è che poi, nell’azzardo, si finisce per aver ragione veramente; questo dovrebbe sconsigliarci di praticare una simile confutazione della nostra limitatezza nel constatare la realtà: se siamo limitati è perché vogliamo esserlo! Il mito della salvezza ne è l’esempio più lampante. L’asino che porta misteri non è mai stato tanto carico; dai devoti dell’”unto” ai partigiani della mediocrità non possiamo che aspettarci questo: il buonsenso....(continua)
Testo tratto da: L’editoriale dei buoni sentimenti, di Angelo Petrelli