Antonella Gaeta su Puccetto























Parlano i suoi quadri (forti, dolenti, decisi), parlano le sue poesie che sono graffi all’anima. Ma, soprattutto, parla Puccetto pittore, poeta e casellante da ventidue anni della stazione Sud-Est di Tricase-Tutino. “Il casello lo amo –racconta alla sua maniera, viscerale- le pareti sono per me specchi e l’edificio è una persona alta due piani”. Puccetto non lascia mai il casello “se non quando le penne si consumano e i pennelli anche”. A notte fonda, è parte integrante di questo luogo che, in qualche maniera, l’ha salvato. E’ tornato qui dopo un lungo pellegrinaggio per le vie d’Europa, redento dalla sua terra ma, soprattutto, dal suo straordinario fuoco creativo. Dipinge (o come preferisce lui “imbratta”) alla Pollock, facendo cadere tagli di colore sulle tele e i suoi lavori hanno richiamato l’attenzione della Galleria Sempione di Milano, della Galleria Rossi di Bologna e della Rex di Fiuggi. E un paio di occasioni clamorose delle quali preferisce non parlare. Forte personalità che non poteva non attirare chi di storie così vive. Antonio Rocco D’Aversa, classe 1957, è diventato così uno dei protagonisti del film “Italian Sud Est" dei Fluid Video Crew . Ma ora Puccetto (“nome comune di cosa”) s’aspetta di più. Presto tornerà la troupe del regista franco-algerino Rachid Benhadj (“Il pane nudo”) che su di lui sta girando un documentario. Mentre tra le ultime visite importanti al suo casello-laboratorio c’è quella di Giuseppe Bertolucci. Lui non si scompone, a malapena ne ricorda i nomi che segna su foglietti, continua a dipingere e, soprattutto ultimamente, a scrivere. "Ho finito ieri un’autobiografia”. La parola passa agli editori. (a.g.)