Vi racconto il Salento (5)

La giovane letteratura salentina, dall'underground all'overground
di Stefano Donno

Dall'ottobre 2003 porto avanti sulla pagina salentina nella sezione Cultura e Spettacoli della Gazzetta del Mezzogiorno, una rubrica dal titolo "Gli scrittori invisibili" che mi permette di tastare il polso dei diversi codici utilizzati sia nell'ambito della prosa che della poesia dagli autori under 35 del nostro territorio. Un'operazione dal punto di vista giornalistico e per il taglio dato alle piccole monografie, veramente innovativo. Occorre effettuare, prima di darci ai nomi e ai contesti della giovane letteratura, una piccola scansione di psico-socio-metrìa di carattere antropologico, o di costume se lo si preferisce, giusto per dare delle coordinate mentali a quanti vogliano avventurasi in questo mare in tempesta. Come ho sottolineato in un intervento pubblicato sul numero V-VI (2001-2002) di Yip (la rivista del Dipartimento di Italianistica della Yale University diretto da Paolo Valesio, Amerigo Fabbri, Alessandro Polcri) nell'ambito dell'Inchiesta Internazionale sulla Prosa Poetica, il linguaggio assume, oggi come oggi, sempre più contaminazioni che gli consentono di assorbire immagini provenienti dal cinema, dalla musica, dal fumetto, dall'arte. Il problema principale, quindi è quello delle sue evoluzioni, del suo continuo modificarsi. La generazione di cui mi sono occupato nelle pagine della mia rubrica, ha vissuto accanto ad un bombardamento di immagini, suoni e status symbol, che giungevano dai più svariati campi. Innanzitutto la generazione che va dal 1971 al 1975, è stata la protagonista di un evento epocale dal punto di vista televisivo e commerciale: l'ingresso dirompente del mondo animato giapponese, sulla Tv di Stato. Cominciano le prime puntate di robot giganti, dall'alto contenuto di violenza e dall'incredibile - per l'epoca - risoluzione grafica, come Goldrake, Mazinga Z su Rai 1, poi man mano anche le tv private si sono allineate al trend. Ad esempio ricordiamo che Telelecce Barbano, mandava in onda le prime puntate del Gundam, poi TeleNorba cominciò ad avere una programmazione sempre più specializzata con il primo cartone animato horror come Bem, e ancora Devilman del grande maestro giapponese Go Nagai. Questo è l'humus di cui si è nutrita quella generazione. Anni splendidi dei primi episodi al cinema di Guerre Stellari. E' l'epoca dell'Ovomaltina con i primi gadgets (i protagonisti di Goldrake, Actarus e co. - ndc), poi arrivano i paninari con un proprio slang da tribù metropolitana, e gli accessori come le Timberland, i MontClair e i fast food, il punk, i dark. Quindi l'era del rampantismo anni'80 con i suoi films come Wall Street con Michael Douglas, e il mitico Spielberg con Ritorno al Futuro e Gremlins. In musica ce n'è per tutti i gusti: da Billy Idol, agli Iron Maiden, agli AC/DC ai Righieira, ai Queen, ma anche Nomadi, Francesco Guccini e Franco Battiato per i più impegnati. A partire poi dagli anni '90 sino ad oggi tutto questo tessuto di informazioni, ha fatto sviluppare, quasi come necessità genetica, agli scrittori under 35, una certa capacità di mischiare le carte in tavola, giocando con i propri mezzi e la propria cultura, anche sulla spinta di nuove correnti letterarie a partire da Gioventù cannibale nel '96 per i tipi di Einaudi Stile Libero ( Ammaniti, Caredda, Nove) e Isabella Santacroce con i suoi Luminal, Fluo, Destroy e oggi Revolver crash-test hardcore per chi ha pelo sullo stomaco, per arrivare ad altre dimensioni letterarie come l' "Avant Pop" con Don De Lillo, che si affidano a icone della musica, del mercato, dei fumetti, dei serial televisivi. Non c'è più limite alla possibilità di creare nuovi linguaggi, tutto si può mischiare a tutto, dal lirismo, alla dimensione delle psicopatolgie dell'odierno mercato spettacolare a poligoni cromati, ai pruriginosi desideri da sexhardcoreoralanalnon stop! Cambiano i contesti sociali, culturali, commerciali, antropologici, cambia ovviamente il linguaggio, il suo modo di interpretarlo e le sue categorie. Lo slang, inteso come gergo usato in cerchie ristrette a scopo di maggiore espressività e immediatezza, è una zona d'ombra del linguaggio contemporaneo, dal quale può nascere qualsiasi cosa, anche una nuova lingua. Al fine di comprendere il salto generazionale dei nuovi scrittori under 35, salentini e non, occorrerebbe farsi un giro tra le bancarelle dei fumetti, o nelle librerie specializzate, o in negozi di musica... una sorta di indagine di mercato retrospettiva. Ma scendiamo ora su quello che propriamente ci riguarda da vicino.

Dal '98 sino al 2001, nel Salento si è verificata un'inversione di tendenza che ha toccato sia l'ambito stilistico proprio del fare scrittura, sia i luoghi in cui il fare poetico-performativo trovava allocativamente la sua estrinsecazione (readings in pubs come l'Old Crown di Copertino, Il Sirtaki di Porto Cesareo, il Tam Tam a Lecce e librerie come la Icaro sempre nel capoluogo salentino). Ebbene... La cosiddetta presunzione di quanti hanno ritenuto di costruire l'universo, comodamente seduti dietro a delle scrivanie, ha trovato una difficoltà notevole nell'avvicinare un pubblico attento, determinata soprattutto dalla presenza di un'incontrovertibile esigenza, di una nuova classe di scrittori, intellettuali e attori di operare sul piano scritturale e non solo, un piccolo salto di paradigma sul sociale, sull'ibridazione del linguaggio, che fa i conti con un costante bombardamento iconografico ad alta definizione propria del mercato spettacolare offerto dai media, e con le spinte guardonistiche proprie di questo inizio millennio ... penso al Grande Fratello! Si è potuto notare in quest'arco di tempo di poco più di quattro anni, la morte di quelle squallidissime declamazioni poetiche, tutte rose e fiori, negli ammuffiti "salotti letterari" ( ne sopravvive qualcuno di questi, agonizzante, nella provincia salentina) che tutt'altro hanno fatto che produrre senso, anzi ... hanno contribuito a museificare qualsivoglia slancio poetico e intellettuale, rifiutando, o semplicemente non riuscendo a scovare i codici per svillupare una sana dilaettica, il dialogo verso realtà altre e nuove. Nella prima metà degli anni '90, alcuni giovani studenti del Liceo Classico Palmieri di Lecce decidono di immettersi sui tracciati della storia della letteratura salentina, facendo uscire un foglio di recensioni per i tipi della Argo editrice di Lecce, dal titolo Riflessi, che prenderà poi dopo solo cinque numeri il titolo L'Altro nome. Foglio distribuito in maniera militante, che on the road, è stato più volte "avvistato" tra gli scaffali della Libreria Europa a Roma. Parliamo dei leccesi Domenico Zinnari, Francesca Turrisi, Sandro Ciurlia (che dirige la rivista di filosofia Archè, per i tipi di Quaderni di Archè di Trepuzzi), Mino Degli Atti, attualmente impegnato nel periodico di cultura e politica Frame, la cui redazione si trova a Bologna, Tommaso De Lorenzis, Dottorando di Ricerca presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Bologna, che ha collaborato oltre che con Frame, anche per Zero in Condotta e Banlieues, curando inoltre l'ultimo lavoro di Wu Ming dal titolo "Giap", per i tipi di Einaudi nella collana Stile Libero. Tra il 1997 e il 1998 parte dei redattori del foglio citato, passano nella redazione di LiberArs (oggi LiberArs, LiberArsi, a cura di Gabriele Arnesano, Aldo Cormio, Piero Fumarola, Eugenio Imbriani, Silverio Mazzarella -ndc) ai tempi in cui il responsabile editoriale era Roberto Antonucci, il quale fonderà la casa editrice LiberArs edizioni. Per i tipi di LiberArs edizioni esce nel 1998, una piccola antologia dal titolo "Scripta - Nuove voci della letteratura salentina, che ha raccolto numerosi interventi di giovani autori salentini come Angelo Rollo, Rosanna Gesualdo, Giuseppe Olivari, e tanti altri. La svolta circa un'attenzione più specifica alla letteratura salentina under 35, l'abbiamo tra il 1997 e il 1998 con le pubblicazioni per i tipi della casa editrice Argo di Lecce, con il logo Oistros, di Fernando Cezzi e Gianni Schilardi, di due antologie per esordienti nell'ambito della letteratura del nostro territorio, dal titolo Argonauti, che hanno visto coinvolti autori come Cinzia Madaghiele, Gabriele Montesardo, Paolo Perrone, Alessandra Sestito, ed altri ancora. Nel marzo 2001 Mauro Marino del Fondo Verri di Lecce, crea una svolta nell'ambito editoriale come focalizzazione di un proprio percorso di attenzione alla letteratura salentina under 35, facendo uscire per i tipi di Besa di Nardò, il primo numero di Poet Bar, dal titolo "Giovane Poesia Salentina", che ha visto i contributi di Giuseppe Semeraro, Aldo Augieri, Stefania De Dominicis, Gabriele Montesardo, Emiliana Della Stella, Tiziana Capodieci. Tra il 2001 e il 2002, un gruppo poetico underground, gli Ariosto 219, ovvero oggi Paolo Antonucci, Vito Lubelli, Roberto Lucchi, e Rossano Astremo (oggi in campo da solista con la sua rivista Vertigine e la sua raccolta di versi Corpo Poetico Irrisolto) sondano il tessuto connettivo della post-decadenza mai creata sul territorio salentino. Nel febbraio 2004, on-line esce la rivista di letteratura e poesia a cura di chi vi scrive e di Luciano Pagano (autore di due psico-monologhi Opuscriptu e Celle, nonchè fondatore del Progetto Signum) www . musicaos . it. Ci sarebbero altri nomi di giovani autori che operano sul nostro territorio e che bisognerebbe portare ad una dimensione overground, come Angelo Petrelli, Giulia Santi, Francesca Leo di Copertino, Laura Sergio, Daniela Pispico, Veronica Amato, Luca Nicolì ... ma questo forse lo si potrà fare fra qualche anno, in maniera più teoreticamente approfondita ... E molti ancora dicono che i mari della nostra letteratura sono poco agitati!