Sono andata a cercare i poeti salentini nelle scuole e questo è quello che ho trovato
di Giusy Casciaro (da 20Centesimi del 16 novembre 2013)
Pare quasi di vederlo là Antonio Verri, sulle scale dell’ateneo
leccese, tra i colori del vialone alberato, in piedi, con la barba
incolta, la sua MS blu in una mano e gli amati “fogli di poesia”
nell’altra, a consegnare a politici e passanti i suoi versi, venduti a
poco più di 100 lire, in una Lecce che conserva ancora le sue tracce.
Pare di vederlo disteso sugli scogli di una Porto Miggiano ormai
distrutta, a contemplare il paesaggio, le grandi montagne d’Albania che
si vedono nelle giornate più limpide, per avere l’ispirazione necessaria
per scrivere La Betissa. Antonio Verri: ho conosciuto il poeta prima e
l’uomo poi, grazie ai racconti e alle parole di qualche suo vecchio
amico. Affascinata da lui e dai suoi versi, alla serata dedicatagli il
25 ottobre scorso, in occasione della rassegna il Gran Bazar del Fondo
Verri, decisi che ci sarei stata.
Arrivo
puntuale. In quella piccola sala pochi amici e scrittori che hanno
omaggiato il poeta con pubblicazioni biografiche. L’appuntamento
letterario è trascorso così, tra reading e aneddoti. E una frase di
Maurizio Nocera che mi ha fatto riflettere: “Il problema fondamentale è
che questi autori, questi grandi autori, scrittori come Salvatore Toma o
Antonio Verri non sono conosciuti dai giovani, non vengono insegnati
nelle scuole locali, non viene dato loro spazio, considerati da alcuni
docenti, miei ex colleghi, solo piccolezze di paese”.
Colpita, volevo andarci a fondo, capire che ruolo e che spazio
rivestono queste “piccolezze di paese” nei licei leccesi e della
provincia, capire cosa pensano docenti e dirigenti, alunni e genitori,
capire perché se nelle accademie americane i versi dei nostri autori
vengono cantati e studiati, nelle scuole della piccola realtà
provinciale che li ha visti nascere, proprio non riescono a trovare
spazio. Così, la mattina seguente, stampo qualche “foglio di poesia”
tratto dalle loro opere: da Bodini a Toma, da Pagano a Verri e lo porto
con me. Il mio viaggio inizia dal Liceo Scientifico Cosimo De Giorgi di
Lecce. Nella sala docenti incontro due Professoresse di italiano del
triennio, Adriana Pati e Luisa Cerundolo. Faccio qualche domanda e
mostro le foto e i versi degli “strani ceffi” letterati che mi porto
dietro. Entrambe mi guardano con aria quasi sbalordita e mi parlano di
“programmi ministeriali, di poca libertà, di mancanza di tempo, di
obiettivi formativi da raggiungere, di contingenza” eccetera, eccetera.
Chiedo loro cosa sanno di questi autori. Alla mia domanda “conosce
Salvatore Toma?”, sentire una docente di italiano di un liceo affermare
“dipende di quale Toma stiamo parlando” non è confortante, così decido
di lasciare quell’aula e qualche “foglio di poesia” sparso qua e là nei
corridoi della scuola. All’uscita trovo alcuni ragazzi del terzo e del
quinto anno, appoggiati su un muretto, mi avvicino e chiedo loro se
conoscono qualche autore salentino, mi indicano “il filosofo” del gruppo
con il quale parlare. Il filosofo mi dice chiaramente di no, aggiunge
che a malapena “qui il primo giorno di scuola si parla di Cosimo De
Giorgi”. Li
saluto e continuo a camminare anche io tra i colori del viale alberato.
Direzione Liceo Classico Giuseppe Palmieri. Fuori, incontro delle
ragazze, faccio leggere loro qualche verso di Antonio Verri, sembrano
apprezzare molto ma non conoscono nulla dell’autore, mi indicano la
Professoressa Mariana Cocciolo, docente d’Italiano del Liceo. Qui,
incontro un altro mondo, lontano dai programmi ministeriali e dai tempi
stretti, la Professoressa mi spiega che la scelta di affrontare questi
autori è legata alla “sensibilità di ogni docente, le nostre passioni
-aggiunge- possono diventare anche le passioni dei ragazzi. A partire
dal terzo anno cerco sempre di inserire e di trovare il modo di parlare
loro di Comi, Bodini, Verri, di non trascurare mai un autore come
Carmelo Bene. Non è giusto –spiega- valorizzare solo le risorse
turistiche del territorio che sono sotto gli occhi di tutti, si dovrebbe
dare più spazio a quelle culturali, partendo dalle scuole. E non è vero
che i ragazzi non sono interessati. Riscontro interesse in loro e
partecipazione”. Marta, Marco e Michele sono tre ex alunni del Liceo
Palmieri, hanno frequentato il classico e hanno terminato il percorso lo
scorso anno. Oggi li incontro in un bar del centro, mi dicono: “È vero,
può non essere semplice parlare di questi autori nel quinto anno, ma lo
si potrebbe fare negli anni precedenti o nelle scuole elementari o
medie, è un peccato non conoscerli, perché per noi -spiega Marta- questa
parentesi letteraria locale è stata fondamentale”. Sorride e aggiunge
“riconoscere nei loro versi paesaggi a te noti o il modo di vivere e le
abitudini di alcune persone del territorio, riconoscere i personaggi
della tua città è meraviglioso”.
Saluto i ragazzi e nei giorni successivi la mia ricerca continua. Ma
nel resto dei licei la situazione è simile a quella del Cosimo De
Giorgi: l’insegnamento della letteratura locale è confinato e legato
alla sensibilità del singolo docente. E così se al Virgilio la stessa
Vicepreside, Professoressa Bracciale, non ha paura ad ammettere la
scarsa conoscenza che il corpo docenti ha in questo campo e gli unici
alunni a ritenersi fortunati sono quelli di Ada Donno, che affrontano lo
studio di Rina Durante, al Liceo Scientifico Banzi l’insegnamento di
letteratura locale è legato solo a qualche sporadica attività
extracurriculare. D’altronde, come ci tiene a sottolineare la
Professoressa Nuccio, che si autoproclama “docente priva di una
sensibilità spiccata per la letteratura locale”, “i ragazzi non
sarebbero interessati, io non amo particolarmente questi autori,
preferisco adottare un diverso criterio, preferisco far leggere qualcosa
più vicino ai ragazzi, come D’Avenia ad esempio”. Sì, D’Avenia, insomma
“qualcosa che dopo aver letto è giusto far conoscere anche ai miei
alunni”. Ma alla domanda ha mai letto o conosce qualcosa della vita e
delle opere di autori locali, risponde con un secco no.
Lascio
il Liceo Banzi e decido di andare qualche km più a sud, nella città di
Salvatore Toma, Maglie. Direzione Liceo Classico Francesca Capece. Entro
nei corridoi di quella che è stata la mia vecchia scuola, la nuova
Preside, Gabriella Margiotta, ci tiene a sottolineare come da sempre il
Liceo dedichi spazio alle attività dedicate alla cultura locale, mi fa
parlare con la Bibliotecaria, la Professoressa Zocchi, che mi illustra
progetti e attività extra curriculari dedicate alla cultura e alla
letteratura del Salento. È già qualcosa, penso, e nelle biblioteche del
liceo scorgo manuali e opere di Verri, Bodini, Toma, Comi e altri
autori. Eppure i ragazzi non li conoscono, perché “ai progetti
aderiscono poche classi, perché vincolate da programma specifico”
ammette la Professoressa Zocchi e in orario curriculare “il tempo è
sempre esiguo, non riusciamo a fare i grandi autori” spiega Domenica
Mastria, docente di Italiano. Anche al Liceo Scientifico Leonardo da
Vinci di Maglie, i Professori mi parlano di attività extracurriculari,
di progetti PON e di attività coordinate per lo più all’esperta Maria
Occhinegro, ex Professoressa del Palmieri, autrice dell’Antologia dei
poeti salentini, che di tanto in tanto organizza alcuni salotti
letterari ai quali partecipano docenti della Provincia. La stessa
Professoressa spiega che da un’indagine fatta sei anni fa sia emerso
come in alcune zone della provincia ci fossero conoscenze specialistiche
e nella maggior parte dei casi ignoranza totale. E aggiunge:
“Siamo di fronte a una geografia culturale a macchia di leopardo.
Sono poche le scuole in cui viene intrapresa un’attività curriculare
dedicata alla cultura del nostro territorio. Le Istituzioni dovrebbero
in qualche modo promuovere e supportare queste scelte, ma non lo fanno,
non dipende solo dai singoli docenti. I ragazzi sono interessati, in
tutti questi anni ho potuto constatare il loro amore e la loro curiosità
nel conoscere autori come Nicola De Donno, Claudia Ruggeri e poi
Antonio Verri e Salvatore Toma, i poeti maudits del Salento. Le
soluzioni potrebbero essere una maggiore formazione degli insegnanti e
una presa di coscienza da parte degli enti locali; il ministero quello
che poteva fare l’ha fatto, l’ora settimanale da poter dedicare al
territorio l’ha concessa”.
Durante la conversazione sono emerse le eccezioni scolastiche locali,
le scuole in cui viene dato spazio a questi autori. Dal Palmieri di
Lecce allo Stampacchia di Tricase, passando per il Capece di Maglie,
spiega. Prime fra tutte, però, una scuola elementare e una media in cui
viene adottato un metodo sperimentale e gli strumenti forniti
dall’esperta: cartoline, portfolio e antologia.
Nella
scuola primaria Armando Diaz incontro la dirigente scolastica, la
Professoressa Giuseppina Cariati, che spiega che lo studio degli autori
salentini è stato introdotto nelle terze, nelle quarte e nelle quinte
classi, perché “non si può negare l’anima di un territorio”. Nella
Scuola Media Ascanio Grandi di Lecce, invece, il corpo docenti ha deciso
di dedicare l’ora di approfondimento settimanale allo studio di autori e
testi del Novecento Salentino. Decido di andare a seguire la lezione.
Incontro prima le Professoresse Di Napoli e Natali, quest’ultima alunna
di Rina Durante. Lo strano caso fa sorridere. Entro nella 1°L, una
classe numerosa, ventisei bambini di undici anni che ti parlano di
Salento culturale e territori poetici. Ti dicono che vogliono conoscere i
luoghi cantati nei versi degli autori, visitare la culla di Bodini e la
casa di Girolamo Comi, il bosco delle ciancole di Toma e lo studio di
Verri, sapere quanti fogli ha buttato al vento Claudia Ruggeri prima di
comporre le sue poesie, quanti viaggi ha fatto Antonio Verri, quanti e
quali paesaggi ha visto Vincenzo Ciardo. Ventisei bambini che
sbandierano cartoline con versi poetici tratti dalle opere dei nostri
autori. Ti soffermi a guardarli, ascolti incredula le loro riflessioni.
Lontana da programmi ministeriali, dagli alibi che mascherano una scarsa
conoscenza, dagli obiettivi formativi e dalle corse contro il tempo, ti
soffermi ad ascoltarli perché pensi che in questo Salento, in questa
piccola realtà provinciale, possa capitare raramente di trovarsi faccia a
faccia con un bambino che mette a confronto Bodini e Toma, che si
sofferma a cogliere le impressioni delle loro sfumature poetiche. Uno di
loro ti guarda, stringe in mano la sua cartolina, e ti dice che la
frase bodiniana “sulle rive del nulla” lo ha “let-te-ral-men-te
spiaz-za-to”. E lo dice lentamente, con dolcezza, ma non sa spiegarti il
perché. Sorridi e torni a casa, riprendi la tua bici e mentre percorri
quel viale alberato, non riesci a fare a meno di pensare ancora a quelle
parole, a quei piccoli alunni, ai loro “fogli di poesia” e a queste
romantiche piccolezze di paese.