Il meridiano delle stelle di Angelo Donno


















La Storia e le storie


Il centenario dell'unità nazionale è passato, ma non la voglia di scavo che ha portato in dote. Anzi, la ricorrenza, ha mosso le interrogazioni e i capaci, si son messi in cerca e tra notizia storica e desiderio narrativo han dato corpo a pagine che hanno sollecitato i lettori a chiedersi se la Storia che la scuola ha loro donato non fosse da riguardare... Da "inventare" anche, se il caso, andando con l'immaginazione a far rivivere i luoghi che chissà perchè c'erano stati raccontati estranei alle "Cose del Tempo". Già, chissà perchè poi, il nostro Sud, il nostro Salento ce lo siamo immaginati come un luogo sospeso, estraneo, una sorta di limbo dove la Storia era solo di passaggio, così per questioni di calendario o d'orologio... Sappiamo che non è stato così, anzi se ben guardiamo era l'inverso e la Storia proprio qui, al riparo dettava fortuna e sventura...
Ma andiamo con ordine, anzi vediamo di mettere ordine... C'è un libro, scritto da Angelo Donno, sociologo alla sua prima opera letteraria, (ma non è la narrazione la materia "pregiata" di certa sociologia?) che con il racconto e la materia della Storia prende le misure. Il titolo: "Il meridiano delle stelle", l'editore Manni. Un bel tomo di 419 pagine. Un romanzo.
Il racconto si apre con una data il 1799, dieci anni dopo la presa della Bastiglia (ma di questo l'autore non c'avverte). In veloce ripresa di grandangolo l'autore ci dice della stranezza di quell'anno che si portò via il papa Pio VI e..., poi in breve giro ancora una data il 28 di marzo e la ripresa narrativa stringe: siamo a Taviano, è freddo nonostante sia primavera. Ma la primavera di un anno cupo, l'abbiamo detto... Ed ecco che il Salento ci appare antico, remoto, da scorgere intero però, dietro la polvere di quei palazzi che ancora abitano e ci abitano coi nomi degli aristocratici e con quelli più umili persi, inesorabilmente persi nell'indietro della Storia. Ah!, che fortuna avere adesso chi di lena si mette a narrare... di un ragazzo e del suo amore, di un ragazzo e delle passioni politiche è di quel tempo ormai remoto...
Una nota ci avverte che: "Puntuali documenti storici d’archivio sono alla base della ricostruzione alla quale si unisce l’invenzione fantastica sempre molto attenta a riprodurre il contesto economico-sociale del tempo. Così, in un percorso coinvolgente, la microstoria si inserisce nella macrostoria ed è recupero e rivalutazione delle nostre radici". Non serve a questo la sociologia? Almeno quella che noi più amiamo? Non serve a fare visioni? Buona lettura...