A Pina

Pausa! Silenzio! Il nostro guardare è in lutto! Pina Bausch non c'è più.

Anche noi, da qui, dobbiamo ricordarla! E' nostro dovere! Il suo sguardo non potrà più carezzare le città del Mondo per pensare scritture di corpi, per fare il graffio alla bellezza, per svelare ciò che la piega nasconde nel 'non' dell'attenzione. Il suo espressionismo non potrà più giocare la scena come se fosse una strada, un angolo di vita, un soffio, un attimo, un respiro. Il suo viaggio goethiano alla scoperta di paesi e città del mondo l'ha portata a Roma e Palermo, a Madrid, a Vienna, a Los Angeles, ad Hong Kong, a Lisbona. L'ha portata ad incontrare generazioni di danzatori che si son lasciati plasmare dal suo severo e dolcissimo sguardo. Oh! Pina, a quanti mancherai!

E' stata anche salentina, Pina! I nostri luoghi li ha conosciuti, frequentati, amati - s'è goduta il sole, l'odore del timo e del basilico, s'è lasciata carezzare dalla tramontana e dallo scirocco - quando il Salento non era ancora moda. Riparo di pensiero e di visione quello sì! Luogo del contemplare e dell'esserci pieno dei sensi. Philippine Bausch, detta Pina, era nata a Solingen, il 27 luglio del 1940, la madre del tanztheater è morta ieri mattina a Wuppertal, solo cinque giorni fa le era stato diagnosticato un tumore: chi ama il teatro, chi ama la danza è oggi orfano!

Dov'è il teatro? Dov'è la danza?

Nella consapevolezza dell'interprete. E' il corpo che fa la scena, la porta, gli occhi dello spettatore. E' l'autonomia interpretativa che costruisce lo spazio e dà credibilità all'atto.

La scena del teatro danza di Pina Bausch era (è) tessuta di autonomie: guardo, imparo, dimentico e sono! C'era (c'è) il corpo e la sua leggerezza. Pudore, mai sfrontatezza. Un ritrarsi, un proteggersi, una delicatezza che fa schianto agli occhi e sprofondo al cuore. Silenzio!

Nessun altro impegno a muovere, con la regola del gruppo, del 'concerto' coreografico. Una capacità di stare nel battere comune del Tempo, insieme. Non si primeggia, si sta attenti all'altro nella danza di Pina. Aperti ad accogliere. Non c'era (non c'è) il più bello, il più bravo e tutto il resto d'uno spettacolo scaltro e cialtrone nella scena bauschiana. C'era (c'è) sontuosità, regalità, l'assoluto d'una drammaturgia spinta dalla necessità del dire, dell'esserci pieno. E tutto era (è) bello, bravo, capace. Critico! Utile!

Era! E'! Perchè lei resta, con la sua unicità!