E' da tempo che ci manca...

16 marzo 2009 – anniversario che non si ricorda più della scomparsa dell’irrapresentabile.


da “SONO APPARSO ALLA MADONNA / VIE D’(H)EROS(ES) / autobiografia” di C. B. letta in filigrana e a saltelli da Maurizio Nocera che si vergogna pure di scriverlo che prima del primo atto aveva già voltato pagina al 1983 con la nostalgia del cominciamento sprofondante nelle viscere della terra d’Otranto che come dire è l’inizio di settembre in cui Lui nacque da un religiosissimo bordello confuso nelle tessere di un albero della vita nella pietra dentro i piedi di nostra santa madre basilica cattedrale che non era sulla mancanza lontananza di un’Otranto ubriaca ma culla di storie estroflesse immaginarie da inventare per una sua autobiografia rischiosissima scontata per un non pensiero spensierato tra i nomi di Giordano Bruno Giambattista Vico Tommaso Campanella in un’Otranto che è Magna Grecia come nord del sud del mondo di un sud del sud che comincia a Vitigliano come dire nel ventre di Santa Cesarea sulfurea che eccede per il santo dei santi di qui quel Giuseppe Desa da Copertino che vola con la testa dipinta di verde bevuto di nascosto perché la mamma non sa come prenderlo e lui diviene frate beato Asino che raglia a bocca aperta per fare contenta nostra signora di qui che non è turca stanca ma turca distesa «su un asse di appena cinquanta chilometri distante Otranto, in Campi Salentina, pianura sconfinata agricola di grano, vino, ulivi, e tabacco, soprattutto tabacco, un Atlas di tabacco, [dove] ha luogo la [sua] nascita di Sardanapalo» abbandonato fuggitivo alla capitale con l’Ulissse joyciano che legge Finnegans Wake per dirla con l’uomo dall’occhio sbilenco e dalle gambe coreutiche come di una taranta morta d’invidia per quel primo Amleto al Teatro Laboratorio seguito dal Pinocchio innamorato di una Salomè che non ne vuole proprio sapere di essere un po’ in disciplina indisciplinata come suo padre che vive dei soldi di quel Credito Italiano in cui lui non esisteva affatto perché diceva «se il mondo fosse la visione che ne abbiamo e non quella che il mondo ha di noi, saremmo forse più riservati» almeno fino a quando non s’accorgeva del «pubblico, ché una lampa vigliacca, in controluce, denunciava implacabile questa ed altre consimili magagne di quell’eroe involontario» dell’eterno addio che era prima di essere addio una non storia un non evento un non sonno un non sapere dove andare perché uno come Lui non aveva «mai leccato un sentimento. Mai penetrata un’anima» in quanto il principio è solo sonno azione illusoria di paternità dolente con le mani bianche affilate come coltelli che esce dal proscenio e si protende verso l’eternità punto.