La scuola e gli Smantellatori Eletti Democraticamente

di Livio Romano (su Quotidiano di Puglia 17 ottobre 2008)


Non fosse che professori e maestre italiani son talmente poveri che a stento si possono permettere lo sciopero generale di fine mese, in questo momento della storia dell Repubblica ci sarebbe da occuparle, le scuole, da mandare via chiunque di educazione e istruzione non s’è mai occupato e, ciononostante, pontifica e, ahimè, legifera. Pensavamo che la famigerata “riforma” Moratti –una delle tante, la Scuola pubblica italiana è un cantiere perennemente aperto, e tutti sanno che lavorare con gli operai fra i piedi è un supplizio- pensavamo, noi insegnanti, che una manager al Ministero e i suoi raffazzonati piani fossero stati il momento di massimo declino della storia della pubblica istruzione. Ci sbagliavamo. Gli italiani, animati da questo cupio dissolvi, son riusciti a far di meglio. A portare al governo queste giovini avvocatesse che, non solo di scuola sanno pressoché nulla, ma che hanno l’aria di coloro le quali avrebbero preferito esser destinate a occuparsi di politiche agricole o di riforma del Catasto piuttosto che affrontare quel verminaio di frustrazione e precariato che è il corpo docente italiano. Le parole d’ordine sono le solite: Tagliare le spese e Smantellare la residua credibilità dell’istruzione pubblica a favore di quella privata. Ora prendiamo l’ultima, la più rovinosa boutade che hanno inventato Tremonti-Gelmini. I radicali lo rivendicano da anni e anni, hanno provato pure a farci un referendum. Il ritorno della maestra unica. Ecco, al di là del merito, quel che immediatamente sconcerta è il plauso delle famiglie italiane. Cosa applaudite? Cosa vi fanno applaudire? Le ruspe sulla scuola primaria per demolire un impianto pedagogico che è fra i primi e più studiati nel mondo? La maestra unica, tuttologa, onnipotente, onnipresente (nessuna possibilità più di uscire, esplorare il mondo), vanitosa e variamente adorata, o solo ipocritamente lusingata, dai suoi scolari -brava o bravina o asina che sia? Insegnare è come dire “lasciare un segno”. E allora, dai: nell’epoca della moltitudine delle fonti informative, dei codici, delle lingue: oplà, la maestra che da sola lascia il “suo” segno su gruppi, si calcola, di anche 30 bambini. Quattro ore al giorno in media in un'unica classe e la quinta ora, dal lunedì al sabato, allietata dall'intervento di una maestra di inglese e/o di informatica (parlo propriamente di quinta, o di prima ora: tutte faranno a gara per non permettere ai fresconi di L2 e informatica di spezzettare l'orario). Cioè: esattamente la scuola che io stesso ho frequentato da piccolo. L’innovativa, rivoluzionaria legge 148/85: spazzata via con un decreto legge. Possono dire che era consociativismo, che era un regalo del Pentapartito in cambio di voti, un ammortizzatore sociale: ma al mondo non credo sia mai stato inventato modello migliore di insegnamento primario. Sei antipatico a uno o lo stesso è antipatico a te? Hai ancora due possibilità (tre, se ci metti quella di inglese, quattro se fai, come fa il 99, 9%, religione cattolica, cinque se la c.d. autonomia ha previsto insegnanti "staccati" solo per la musica e/o per l'educazione motoria). Comunque, soprattutto: le tue TRE maestre che lavorano anche nella classe a fianco alla tua, parallela, ragazzini che senti molto vicini, dei “quasi compagni” perché frutto dello stesso imprinting educativo e perché insieme ci fai la maggior parte delle attività e delle uscite esterne. Tre maestre che si trovano per la pizza, che parlano di te, che programmano, sono amiche, litigano, si odiano, si amano: che comunque provano a relazionarsi reciprocamente, fra adulte, invece di rimbambinirsi per 40 anni sempre al cospetto di 6-11enni. Tre stili di insegnamento diversi. Tre stili diversi tout court. È il primo passo per capire già a sei anni che ognuno è diverso dall'altro (e che eventualmente ci si rispetta anche se l'altro non ti piace). A me capita di entrare in classi (faccio solo inglese) nelle quali la maestra fa cantare le canzoni di Amici o recitare filastrocche di Raffaella Carrà e poi arrivo io e metto un disco di Bob Dylan o faccio fare un fumetto tratto da Cathcer in the rye. Una volta abbiamo parlato per due settimane di Shoa. Dopo un po’ ho visto comparire sui muri i cartelloni sulle Foibe, voluti dalla maestra del mio speculare orientamento culturale. Lo chiamano pluralismo. Così pure: nelle attuali Quarte c'è un bravissimo maestro progressista che ha il pallino per la storia romana e porta i bambini a Pompei, un’ottima insegnante di matematica e una 40enne laureata in lettere antiche, anche appassionata di balli di gruppo, che fa leggere ai bambini un libro ogni due giorni. Tre persone diversissime. Che talvolta bisticciano ma più spesso s'adoperano nel tentar di risolvere i tanti casi di bambini problematici. Il prossimo anno sarà la terza covata che vedo uscire da quel "team" docente, e vi assicuro che anche i più asini, anche i bambini con situazioni familiari catastrofiche, da quel MODULO, hanno ricevuto ottima istruzione ed eccellente educazione. Immaginarsi le povere Martina Sharon Federica Francesca che per estrazione sociale avrebbero unicamente proteso per il ballo di gruppo: ciucciarsi solo il progressista, e tutte le altre combinazioni possibili.

Ma poi cosa parliamo a fare? Si può umanamente curare bene l'italiano e la matematica insieme? Già la Moratti aveva introdotto quest'orrore, e i collegi più savi avevano scelto il modulo (talaltri collegi-docenti hanno supinamente adottato la “prevalenza”, e conosco maestre con una laurea in scienze, eccellenti insegnanti di matematica, costrette a inventarsi letterate, ma si vede un miglio che il pensiero umanistico non è nelle loro corde, così come presto comincia a non rientrare nelle corde dei loro alunni). Ma c'è forse da discutere su queste faccende così evidenti? Le tv commerciali battono il tam-tam del governo. Maestro unico. Stop alle assunzioni per dieci anni. Corpo docente che già ha un'età media di 50 anni e va in crisi se un alunno chiede di vedere "una clip che ho sulla penna". Gerontosauri che vagoleranno per i corridoi, stanchissimi e poverissimi. Fuori, nel, yeah, “privato”: una miriade di formatori improvvisati che offriranno a pagamento le “competenze” più fantasiose, forti del bonus in Sciocchezze Esterne che Berlusconi sta per elargire e della possibilità di detrarre le spese delle Sciocchezze stesse dalle tasse. Al Sud, in quanto Regioni depresse, per qualche anno abbiamo ancora un po' di soldi dalla UE (i famigerati PON) con i quali, nel pomeriggio, si organizzano corsi di recupero, di valorizzazione dell'eccellenza, di prevenzione dell'abbandono scolastico e così via. Finisce tutto nel 2013, anno entro il quale anche la Calabria dovrà stare al passo dell'Olanda e della Germania. Quattro ore di scuola più una breve ricreazione con quel pagliaccione di inglese e di corsa a mangiare i maccheroni e poi strafarsi di tv generalista. So bene che agli Smantellatori Eletti Democraticamente e ai loro sostenitori di queste inezie importa pochissimo: ma davvero non è questo il modello di società che i padri fondatori della Repubblica avevano previsto e anelato.