Il canto dei nuovi emigranti - due foto dedicate da Mario Giacomelli



































Il Canto dei Nuovi emigranti.

<< Ispirato dai versi dell'omonima poesia di Franco Costabile, Giacomelli dopo 26 anni torna nel Sud per fotografare la Calabria. Trova un mondo assai cambiato, in cui a fatica si vedono ancora mantelli neri degli uomini e i poveri vestiti dello stesso colore delle donne.
Nel 1984 i paesi, con ancora addosso le cicatrici di un passato fatto di sfruttamento, soffrono piuttosto l'abbandono, e contemporaneamente vengono raggiunti da quella che secondo l'autore è una nuova lebbra, la cementificazione che sale dalle coste, l'abusivismo edilizio.
Giacomelli sostiene che la Calabria è impossibile da fotografare, perché è un luogo che si sente, non si vede. La sua Calabria, fatta di emozioni, di sguardi, di silenzi, non sembra dunque più un mondo che è possibile rappresentare attraverso sogni esteriori.
L'incontro con i versi di Franco Costabile, poeta legato al senso profondo della propria terra, morto suicida, gli consentirà di riconoscere ed esplorare un mondo fatto di assenza, e gli permetterà infine di legare assieme gli scatti di questo periodo, come sempre modellando le immagini percepite attraverso la propria sensibilità. "Non è possibile riprendere le cose dette da Costabile: non avrebbe la stessa forza. Costabile, la sua testimonianza che grida, le sue immagini, le ha già date in forma di poesia. Perché mai coprire i suoi spazi? Io vorrei dare, più che immagini e sostanza, delle situazioni, dei terreni, in modo che coloro che con anima pulita guardano le mie fotografie dopo aver letto la sua poesia, possano aggiungervi dentro quello che sanno e sentono, secondo la propria sensibilità".
L'artista non ritrae semplicemente la realtà esterna, ma la utilizza per conoscere e analizzare se stesso, mentre procede nella sua illustrazione di un mondo astratto e concreto allo stesso tempo. Mai come in questa serie Giacomelli dimostra che la fotografia può essere un tramite per instaurare rapporti umani e trarre insegnamento dalle persone riprese. La rabbia del Canto dei nuovi emigranti viene quasi del tutto impersonata da una figura maschile ricorrente, uno dei personaggi che il fotografo ricorda più volentieri.>>
Mario Giacomelli nasce a Senigallia il 1° agosto del 1925 e vi muore il 25 novembre del 2000. Nonostante il fortissimo legame che lo ha legato alla sua terra, la sua opera ha trasceso ogni confine nazionale ed è conosciuta nel mondo come uno dei più alti traguardi raggiunti dalla fotografia e dall'arte in generale nel XX secolo.
Ha esposto nei maggiori musei del mondo e d'Italia, come il Museum of Modern Art ed il Metropolitan Museum di New York, The George Eastman House di Rochester, il Victoria and Albert Museum e The photographers' Gallery di Londra, il Centre National de la Photographie di Parigi, il Museum of Fine Art di Huston, il Metropolitan Museum di Tokyo, il Museo d'arte contemporanea, Castello di Rivoli, di Torino, il Palazzo delle Esposizioni di Roma e moltissimi altri.
Il testo, a cura di Simona Guerra e Claudio Leonardi, è tratto dal volume Mario Giacomelli, a cura di Germano Celant, editore Photology-Logos, Milano 2001; Copyright Photology, Milano.

n.b. Queste note sono state "copiate" da http://www.antoninoparaggi.it