NdT 2010 Ri-trovare il silenzio

Ludovico Einaudi a Melpignano





Dal 13 al 28 agosto nel Salento torna La Notte della Taranta, l'annuncio ieri, nella prima conferenza stampa di questa tredicesima edizione.
Melpignano, l'aria è carica d'umido, il cielo lo porta tutto in una spessa coltre bianca, la luce fende gli occhi, un giorno difficile, come molti di questo inquieto inizio d'estate...
Nello scriptorium degli Agostiniani ci accoglie un “aria” diversa, quella della musica che è contenimento d'anima, muove l'umore. Un leitmotiv dirà poi Ludovico Einaudi, la prima scrittura venuta, per l'incontro. Un suono misterico, largo, sinfonico. Avvolge e trattiene segnato da piccoli tocchi di piano. Il piano minimo del maestro. Il segno certo della novità di questa edizione “colta” della grande Notte salentina. Addio al pop e agli occhiolini neo-folk ci si muove nella necessità di operare il “tradimento” fino in fondo: il corpo preso nell'impasto digitale.
Stare sul bordo per mirare i passaggi, i superamenti di confine, il continuo divenire generante dell'orlo, nel battito, nel ri-suono. Zona di altro andare, dove ogni bit ritrova senso nell'intimità di una musica - quella nostra, dei nostri interpreti - che ha metabolizzato (e superato) esperienze, e tante! Tutte confuse alla Storia dalla soggezione del silenzio al clamore di oggi, che ri-vuole quiete, un riparo per (ri)tentare la trance... Ricordate il caro Georges Lapassade? Le sue grandi orecchie, sapevano già. Lo ricordate quando inseguiva i ragazzi delle dance hall, tentando il virus, sempre nel merito della musica, leva (e levatrice) di questo territorio, custode del segreto ed essenza della sua maieutica.
È trascorso tempo, s'iniziava allora a scrollarsi di dosso il “rimorso” con quel “quandu camini” che portava (inconsapevolmente) il fuoco della nuova stagione. Ah!, quel “rimorso” mi fa mancanza, nostalgia, malinconia questa volta santa!

La venuta del maestro Einaudi - a Melpignano in funzione di compositore e concertatore della Notte della Taranta solo alcune ballate lo avranno ospite al pianoforte - porta in dote una sentire utile, nutriente in questo tempo che rende “avaro” il territorio preda di una pervadente “carestia delle idee”.
Un tempo povero senza canto, che non osa parole... Potremmo fare a meno delle parole!?
Se il suono trova e ritrova senso nell'aggiornamento delle sensibilità e delle strumentazioni la parola rimane ferma.
È ideologia la parola, porta il mondo, lo immagina, lo pre-figura nella mancanza ed è “inopportuna” questa che (sempre) ri-cantiamo.
Si celebra? Sì, si celebra! Ma certe volte direi basta! Voglio altre parole... non mi bastano quelle delle antiche pizziche usurate, stanche... le inseguo ma non trovo significazione. Che non ce ne sia più? O è inutile tentare?
Anche Santu Paulu “m'ha detto” d'un certo fastidio e il tamburrello (certe volte) lo riporterei a Roma e alla napoletana chiederei altro, non so, un registratore portatile - di quelli che certo sbarcano nel suo porto - per catturare ciò che nella natura è sussurro o grido, le “variazioni, l'andare d'ognuno. I patimenti d'adesso, i simboli di questo lungo negarsi che non osa più metafore per giocare la speranza.
C'è il chiaro della pietra, le variazioni dei muretti, le andature argento-verdi del “crine” degli ulivi, colori, la cui forza, Ludovico Einaudi vuole tradurre in suono. Stanze di una architettura immaginifica dove far “abitare” il repertorio, con lui Mauro Durante, guida in questo cercare salentino. Tra gli ospiti il musicista turco Mercan Dede affascinato dal suono del ney (il flauto tradizionale) fonde l’elettronica con la tradizione folklorica del suo paese, la portoghese Dulce Pontes, la greca Savina Yannatou e i Sud Sound System.

Mauro Marino