Poesia/ Claudia Ruggeri

A Claudia Ruggeri, fattasi altissima tra le chiarezze del cielo e le ombre del cammino, che tanto mi dicono.

Di rosa aulentissima

Irene Ester Leo

Amo Claudia... di un amore tagliente come il profilo di certe pietre che ti segnano la pelle nelle cadute, e ti lasciano una cicatrice dentro gli occhi. La sua Poesia si fa cuspide che affonda e si inerpica piano sulle pieghe di strade che conosco per vicinanza di geografie e sentire. Mi pare di leggerne i contorni nelle giornate affusolate dalla calura estiva, quando il sole si beve il cuore e lo disfa sulle scale delle beneamate chiese di sabbia. È inevitabile di Claudia, respirarne la malìa sotterranea e veritiera, c'è una grande verità pronta a giocarsi le ossa tra gli spazi bianchi di ciò che è Poesia. E Poesia è così un tutt'uno con la sua voce, a punto tale che Musa e Voce Poetica diventano la stessa incantata assonanza. In divenire sboccia, in divenire si materializza il contorno folle dell'amore, così grondante di immagini e visioni da perdere il terreno sotto i piedi per spingersi oltre, verso solitudini inesplorate, strade ancora da costruirsi. Avverto sotto le dita le sue parole, taglienti di lama, che aprono varchi ai miei occhi, al mio di dentro, alle visceri tutte, scomposte in tessere ulteriori.

Tocca vertici lontani Claudia, che spesso non vengono toccati da umanità ed orecchi troppo abituati al contatto con l'abitudine. E' così forte l'odore greve del vento, delle sue corse tra gli anni, ed i sogni, ed i desideri, ed i dolori, ed i lutti, avvertibili in trasparenza nelle sue cose scritte, da inebriare e sconvolgere e spezzare le anche, nel cammino, in due sezioni: quella della malinconia e quella della meraviglia. La malinconia dell'assenza di Claudia che tanto avrebbe potuto dare, e tanto ancora lo stomaco avrebbe voluto assimilare di questo modo suo, assolutamente suo ed oserei dire decontestualizzabile potenzialmente, perchè ogni casa è tutte le case, ed ogni amore è tutti gli amori, ed ogni pianto è tutti pianti, e la veste non serve, le forme prominenti sanno manifestarsi oltre le radici stesse. E quella della meraviglia, meraviglia citata da Mario Desiati. Meraviglia di Alice persa in un paese dove al posto dei baloccosi personaggi dalle fattezze morbide, si ergono strade dai mille occhi ed anime, e pulsano di sangue.

In ogni verso di Claudia il tamtam del sangue ed il suo mistocredo di sacro e profano provoca nel lettore altalene di stordimento e gaudio. Come il posarsi della luce a tramontana su certi spigoli dove la gente si mangia il passo per saziare l'arsura del viver quotidiano. Quante tinte cromatiche si sciolgono tra le mani di Claudia, tante, troppe, immense. Claudia stessa le beve, e Poesia le entra in corpo e la possiede con fare mistico, la innalza e la rende accordo intimo e sottile di un arpeggio più grande, sottile ed infimo al contempo. Capace di insinuarsi sottopelle al solo contatto, per osmosi. E l'eternità diventa il nulla persosi e smarrito, mentre l'attimo vissuto si fa icona preziosa e sembra ridersela di noi altri che cerchiamo un senso comune delle cose, senza sapere che ....

Amo Claudia ed il suo Inferno reale, oltre che “minore” coronato di spine, e lei Rosa aulentissima. Così forte da sfidare l'esistenza, così forte da reciderla, per non andare via mai più, per essere ovunque, ed in nessun posto. Segno e costellazione che mi porto sulle mani, strette alle sue pagine, quasi consunte, ma totalmente nuove, ogni volta, quelle volte che... "la carta si fa tutta parlare".