Da qui tutto è lontano














Domenica 2 agosto, alle 22.00, nel Cortile di Liberrima a Lecce, la prima presentazione del romanzo "Da qui tutto è lontano" (Lupo Editore). Augusta Epifani, direttrice di Liberrima, intervista l'autore Pierluigi Mele.

C'è un'attitudine affabulante che fa la nostra scrittura. Quella proprio nostra, di qui, dico! Di questo Salento sempre 'antico' tutto fatto d'occhi e di... parole e di... storie.
Ne abbiamo sentite tante venirci incontro, trattenute dalle screpolature dei muri, tra pietra e pietra, nell'incavo d'una corteccia. Prestate orecchio, ancora c'è sussurro.
Scegliete un posto ed aspettate! Sentirete ancora possibilie lo stupore.
Era così che tutto appariva, sino a poco tempo fa! Adesso un pò meno!
Venti, trenta, cinquanta anni fa e secoli poi, secoli indietro... non è per nostalgia! Lontano, tremendamente lontano, che solo a dirlo, il nome della terra da dove venivi, doveva ai più apparire remoto, segreto, irragiungibile.
Adesso no! Meglio tacere! Non nominarla la Terra nostra che tutti la conoscono, s'è fatta mèta Finibusterrae di pellegrini senza mèta. Soli, in cerca di nulla, la gran parte presi da smemorati clamori inseguono ciò che più non è!
Allora la lettura, i versi dei poeti: l'ottimo viatico per trovarsi di là del Tempo nell'inconsueto, nel segreto.
“Da qui tutto è lontano” è il titolo dell'ultimo romanzo licenziato dall'eroico editore Lupo (così appare per coraggio, determinazione, per militanza e per vicinanza ai suoi autori, Cosimo. Per amorevolezza anche e dedizione alla realizzazione di opere sempre più fini e raffinate nel farsi oggetto libro). Un audio-libro che accoglie la prosa e la voce di Pierluigi Mele.
Poeta, attore, narratore in “Da qui tutto è lontano”!
Due tracce trovo, alla prima scorsa. Una prima manifesta, la storia di Mezzaluna, stravagante sovrano che abita “in un Sud intriso di miti e aromi” con la sua compagnia d'amori, d'amici e di solitudini. Sembra un Teatro. L'incedere della scrittura è quello. Rigoroso e scaltro capace di sostare e di venire a precipizio sfocando l'energia e il senso. Poi c'è l'altra via da seguire, che intriga. Oserei definirla politica o “di poetica”, di atteggiamento: non c'è mai il Salento. Ma c'è! Eccome!
A monito leggiamo: “Non dovremmo mai nominare i luoghi amati, qualcuno poi li sfreggerà”. Oppure: “...penso che avremmo bisogno di un nuovo assalto dal mare per risvegliarci da un lungo sopore. Avremmo bisogno dei turchi daccapo”.
Meditazioni su cosa siamo e siamo stati noi in questo qui lontano.

Mauro Marino