Leucasia e le mitologie di Carlo Stasi


Leucàsia e le Due Sorelle
LA SCRITTURA DELL’ORIGINE

di Antonio Errico

In fondo non si racconta altro che l’origine: la terra, le creature, le storie, le passioni, i fantasmi, gli stupori dell’origine. Non si racconta altro che un’ antica leggenda talvolta mascherata di realtà, una finzione che prende i tratti di una verità, l’eternità del tempo aggredita dal transeunte, dall’istante che si sgretola e lascia macerie.
Il racconto gira e rigira intorno a un enigma. Perché, in ogni storia, c’è sempre qualcosa che rimane irrisolto, un nodo che non si scioglie. Il narratore è colui che tenta di sciogliere quel nodo. Inutilmente. Sempre inutilmente. Anzi, succede che più si racconta e più il nodo si stringe.
Le storie e le leggende di una terra sono nodi che si stringono da millenni. Chi racconta le storie e le leggende di una terra stringe ulteriormente i nodi.
Così fa Carlo Stasi in Leucàsia e le Due Sorelle ( Mancarella editore): riprende miti, storie, leggende di quel luogo chiamato Salento e le rinarra, le riscrive, stringendo i loro nodi semantici, antropologici, mitologici.
Ma che senso ha scrivere, narrare, quello che è già stato scritto e raccontato, per anni, per secoli, da innumerevoli voci, in ogni parte del mondo o soltanto in un villaggio, se non quello di ricercare il messaggio nascosto nelle storie come un tesoro del tempo. Che cosa dimostra questo ritornare su figure e metafore che si infittiscono e si spandono se non che l’enigma non si è mai risolto.
Le storie e la Storia. Stasi segue due direzioni, lavora su due registri, propone due strutture parallele.
La narrazione della leggenda e l’apparato delle note che tessono una rete di riferimenti, fatti, dati, circostanze, elementi documentari.
Ha ragione Giovanni Invitto quando nella sua prefazione scrive che le note meriterebbero uno spazio a parte “ perché sono piene di storia, filologia ed etimologia, di folklore, di tradizioni religiose ed artistiche”.
Dice Sebastiano Vassalli nell’introduzione a “ La chimera” che nel presente non c’è nulla che meriti di essere raccontato perchè il presente è rumore, milioni, miliardi di voci che gridano, tutte insieme in tutte le lingue e cercando di sopraffarsi una con l’altra”.
Allora per capire il presente, bisogna affondare nell’origine, tornare al nodo del principio, là dov’è il lievito di tutte le storie, in quell’universo che – come l’universo reale – è combinazione di caos e di ordine, di comprensibile e incomprensibile, di ragione e magia, di vero e di falso, di realtà e di finzione, di logos e pathos, assoluto silenzio e potenza di parola. Fiat.
L’universo dell’origine è una leggenda.
Stasi si addentra in questo universo cercando la cifra che connota questa terra, le sue forme e i suoi significati.