Il Centro Diurno di via Montesanto a Roma, vicino al Cupolone di San Pietro, è “un luogo di confronto, di dialogo, di socializzazione… per tutti quelli che hanno perso un treno con la realtà”. Così il Professor Vittorio De Luca, filosofo della vita e protagonista del film, presenta il luogo dove si reca ogni mattina e dove si svolgono attività creative, culturali, di svago a cui partecipano molte persone. Qui si fa un laboratorio di teatro, un teatro totale dove si confondono realtà e finzione: Il Professore conosce l’importanza delle parole, spesso appunta le sue idee su piccoli taccuini; tenta di proporre un suo scritto teatrale, ma gli attori responsabili del laboratorio puntano sulla murga, uno spettacolo di strada latinoamericano,che coniuga musica, danza e recitazione. Ogni pensiero vola, ogni pensiero può essere filmato: i desideri, l’arte, le donne, il potere, la psichiatria… Nella sala da pranzo c’è un pianoforte: si può suonare quello che si vuole anche senza saper suonare e così si accumula una colonna sonora di straordinaria intensità…
La sfida vera per i partecipanti al laboratorio è superare la paura di mettersi in scena, uscire dalle mura protettive del Centro Diurno per ballare, suonare, cantare in strada coinvolgendo i passanti.
Nel 2008 ricorre il trentesimo compleanno dall'entrata in vigore della Legge 180 promossa da Franco Basaglia, che ha decretato la chiusura degli ospedali psichiatrici pubblici in Italia.
Fin dagli anni Sessanta, grazie all’azione del movimento antipsichiatrico, il superamento di realtà manicomiali drammatiche e oppressive è avvenuto partendo dalla considerazione che il malato mentale è “malato” soprattutto perché è un escluso, una persona senza diritti e abbandonata da tutti. Per abbattere le recinzioni e riannodare le relazioni con la società, le attività creative, il teatro e il ballo hanno sempre avuto un ruolo fondamentale come risorse vitali dell’individuo e come riconquista di spazi pubblici e privati.