Ricordo di Norman Mommens








Il Grande Serafino ben piantato, celebra con lo sguardo, come a spostare l'energia dal Cielo alla Terra.
E’ come un segnale lì, in cima, salendo da Torre Pali verso l'alto, in un aia di battuto, di fronte alla casa che apre ad un Mondo Altro, patafisico?, o zen!?, o messapo forse! Soltanto!
Una terrazza di mondo dove necessario appare l'esercizio del fare e del contemplare.
Quanto Silenzio !
Adesso l’uomo con la Grande Barba non c'è, s'è spostato, lanciato dai suoi Angeli in un altro stare che ricorda l'energia di quelle pietre che segnava scolpendo e poi sotterrava, nascoste in terra, a nutrire, inoltre al tempo, in oltre ad ogni presente. .
Il Grande Serafino era Lui, levatrice e maieuta di pensiero e di sensibilità.
Sembrava accudire col sorriso, col suo bel parlare, con la tenacia delle mani che maturavano animi e pietre, quasi che il Marmo fosse morbida argilla e il Cuore degli Uomini pasta di mandorla da proteggere, via via bagnandola per evitare il secco.
Lieve, nella sua grande accogliente potenza, curioso di sapere e generoso nel dare aperture alle visioni, ai palpiti, ad ogni emozione, come a voler rifondare in ogni atto la sacralità della Vita, come moto d'origine che coglie voci e fa il cuore aperto ad assorbire scosse, colpi, come a togliersi dal guscio individuale, dall'Io, per volgersi all'altro invitandolo ad osare l'avventura inoltre al piccolo degli affanni, indietro e in avanti, dentro un'idea che non consuma e sa la cura come nutrimento alla gioia che vibra il senso e fa l'artista angelo servitore, attento sempre, all'opera, fragile e vitale tra la solita umanità sopesa, a tenere la danza, il ritmo, la memoria. .
Adesso il Serafino è al suo posto, finita la missione, s'é fatto ardente e di fuoco:
è a consolare il pianto del suo Dio.
Mauro Marino
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L'8 febbraio 2000 moriva Norman Mommens, un forestiero divenuto salvese d'adozione, un uomo controcorrente, anche perchè a differenza dei tanti salvesi emigrati altrove, lui, ha seguito il percorso inverso. E' emigrato a Salve.
Fiammingo di nascita e inglese d'adozione ha studiato alla Elkeriyc, la Scuola Superiore di Architettura e di Arti visive di Amsterdam.
Nel dopoguerra ha lavorato come disegnatore, progettista di stand e pittore di scenografie teatrali.
Nel 1952 ha iniziato a scolpire la pietra nelle cave di granito della Cornovaglia. Dal quel momento la sua "fame di pietra" non si è più estinta e dal 1962, anno in cui ha incontrato la compagna della sua vita, la scrittrice inglese Patience Gray, ha vissuto nel Mediterraneo dapprima a Carrara, poi nell'isola di Naxos presso le cave di marmo di Apollona, poi ancora cinque anni a Carrara e infine dal 1970 a Salve, nella masseria Spigolizzi, diventata per trent'anni punto d'incontro di tutti gli artisti del Capo di Leuca e della provincia, ma anche di artisti provenienti da tutto il mondo, i quali, grazie alla sua guida, hanno potuto scoprire il Salento più autentico.
Il rifiuto di tutte le comodità della vita moderna (la luce elettrica e conseguentemente il telefono ed il frigorifero) e la necessità di un ritorno alla natura con i suoi ritmi, le sue immutabili leggi, hanno improntato la sua filosofia di vita e la sua arte.
La battaglia in difesa della natura lo vide protagonista, negli anni '80, delle iniziative di protesta contro la costruzione di una centrale nucleare sulle spiagge del Capo di Leuca.
Con il suo fumetto satirico "Coppula tisa" avente per protagonista una lucertola, mise alla berlina vizi di politici ed affaristi. Scrisse vari studi sull'arte, l'astronomia e l'architettura contadina, i saggi "Remembering Man", "Anatoli", la commedia "I leoni e lo scassamorello".