Nedim


Caro Mauro,
finalmente ho sistemato queste poesie. Quasi tutte sono frutto di una suggestione cairota, anche se Nedim era un poeta ottomano che cantava la philya per i giovani cristiani d'Istanbul in modi melodiosi e leggeri, da cui traggo ispirazione. Un caro saluto,
Nicola Verderame

Il Cairo, 2007
Nedim, poeta ottomano, e Nedim, poeta ottomano
di Nicola Verderame
A Mahmud “Huda” Farag.

I.
Acqua…
fu come l’acqua.
A Istanbul quel mattino
lucìva di nuvole sparse.
Poi fu l’acqua, e ancora e ancora.
Apparve da una Bisanzio
sotterranea
il mio tormento.

Ricordi, Nedim?
Era bello, ma infedele…
e non perché si facesse
facilmente circondare dei tuoi pari.
No…era bello e aveva grandi
mani, ma infedele
di padre e madre.
Realizzasti, dopo
notti e digiuni…beh, che non si può avere tutto.


II.
Non sei più dolce, no:
è tristezza nelle tue
labbra; ma Nedim
vòle un amato altero che lo strappi
dalle mani guantate
del tempo nostro
labile…
un amato vuole, Nedim,
che spiri come soffio
sulle lampade del buio,
le faccia vive…
Quando anche il nome,
Huda,
sarà scordato…che farai allora?


III.
Ricordi, Nedim?
Ti dicevano: non scriverai mai
buona poesia
nella lingua dell’infedele, per quanto
bello possa essere…
bella possa essere, la lingua, e tu
abile.

Ma la sua assenza
la sua assenza parla
per me, è nella lingua,
nei polmoni, nelle
mani…
la sua assenza
parla per me.


IV.
Buon Nedim, diceva
d’attenderti sotto il vecchio ponte.
T’aveva inviato due sole parole.
Ed il giardino
l’attendeva con te.
Hai vegliato, Nedim maledetto,
finchè
le belle di notte
si son richiuse, e s’è schiuso
il fiore dell’ibisco.

V.
Nedim, sei arrivato a pregare
il dio dei nemici
per il tuo bell’infedele.

Quale sarà la prossima mossa?

Gl’immolerai
trilli di gioia
per solo rivederlo?

VI. (poco ispirata)
Se ha grandi mani, Nedim,
temi per lui.
Temi per le sue mani,
proteggilesue
grandi mani,
trattienilesue
grandi mani.

Tanti lo circuiranno,
fedeli e infedeli
chè non cambia.
Tu temi.
Trema,
poi cadi
asciutto al sole.
Trema, cadi sfinito.

VII.
Si dimenticano le facce
la sua espressione
di rabbia,
il riso.
Hai dimenticato, Nedim.
Ed è il primo strato,
la scorza sottile.

Il frutto del nisiān
ha vesti leggere.
Nedim,
parole sospese vivono d’afa
in fretta si sfanno.
Ti lasciava, Nedim,
sulla porta
si voltava ancora
e ancora.
Hai dimenticato la buccia,
dimenticherai
polpa
torsolo
semi.