Là fuori

di Irene Leo
E' un mondo fragile.
Uno di quelli esposti nelle vetrine di Burano pieno di colori e polverine riflettenti, che pare Natale specchiando lo sguardo. Non ricordo chi dei due abbia smesso di aprire gli occhi. Forse un giorno per caso accade. Ci si ritrova fermi come in attesa di un evento straordinario.
La normalità intanto s'erge a follia disperata.
Mi scanso dalla notizia della prima pagina, qui sotto le mie scarpe nuove. Mi sciolgo le mani e scivola il cerchio dorato dal mio dito. Un segno. Forse questo è il segno appena...o uno dei tanti che mi intimano di correre via. Un taxi al volo, il biglietto del treno, un nuovo cielo, un nuovo orizzonte...un nuovo nome un nuovo colore di capelli, il tutto sulla mia pelle vecchia. Già. Non avevo voglia di cambiare probabilmente.
Come è bella in fondo Venezia a volte pare voler dire e non dice, si mostra e si nasconde tra le pieghe dei monumenti delle sue piazze e dei nugoli di colombe affamate. Si nasconde con me.
Quanta fame qui ho con me.
E' un bagaglio ingombrante. Ora lo comprendo lo sguardo sporco di rimmel di quella donna sul vaporetto di due giorni fa, e il suo cappotto logoro...
Come è bella in fondo questa leggera malinconia che ha ali e mi sfiora gli occhi stanchi tra il fumo di questa sigaretta a metà.
Quanta aria vorrei ingurgitare per sollevarmi oltre i miei pensieri rugosi e ruvidi. Dentellate quelle mani che carezzavano il cuore, ogni cenno una piccola morte, ogni lembo morto lo vedo, impagliato come trofeo su un muro rosso. Data di nascita, data di morte. Siamo spesso solo la trafila di un giorno sulla bocca degli altri..
Il nostro tempo si consuma e brucia.
Proprio quando crediamo di essere normali ed eterni, quando incrociamo le braccia e sorridiamo al mondo e poi ci piangiamo nelle tasche. Il cerchio dorato in fondo non ha valore per me, e la punta della mia scarpa secolare quasi, ha deciso di dargli l'ebbrezza dell'ultimo volo nella laguna nera della sera.
Attenderò ancora mentre il lume della piazza accompagna i miei passi.
E domani mi risveglierò già passato.
Come il giornale di oggi. Cosa sarò stato? Forse solo una bambola di ceramica posizionata su una mensola per non far volteggiare lontano l'ultimo assegno pagato alla vita.
Spezzata la spina dorsale e non di una rosa passita oramai...
Era il mio compleanno quella volta. Auguri a me auguri a me, nessuno scampo.
Sulle mie dita ferite da scheggia di cane non nascerà più primavera.
E' freddo qui, ed adesso. Picchia forte le mie gambe il gelido vento di ponente, mi percuote i fianchi, mi sfiamma la volontà.
Domani giungerà...ancora o forse no. Rimbocco le mie coperte di carta. Il mio cuscino di carta è duro ma morbido lo immagino per non morirmi dentro. Mi immagino un mondo altrove, un cuore altrove, un amore altrove che giungerà.
La bellezza salverà il mondo. La bellezza ha ucciso gli uomini, che si ostinano a non accettare tutto il male, gli errori.
E la morale della favola dov'è?
Il cuore ha sempre ragione.
Il cuore non lo ascolta nessuno, abbiamo ucciso il battito, siamo vuoti oramai. Solo chiasso negli occhi.
L'essenziale è invisibile.
Come me. Nessuno si volta a guardarmi anche ora che sto morendo,così come arrivai.Solo.
Eppure le mie braccia sono finestre aperte, come croce cui appendere luci e propositi nuovi dallo stesso odore di naftalina che mi hanno assegnato.
Mi sfiamma la volontà ...è freddo...mi percuote, dove nessun passo giunge, dove io sono la nota stonata di un pianoforte rotto.
La ricchezza che porto con me è grande. Ma non lascerò nulla qui, niente là fuori. Ingoierò tutto tratterrò il respiro il fiato e stringerò il mio nulla. Il mio tutto è tutto dentro me.
In me con me.
Ma è buio ora.
E' buio ora
E' buio.
E'...finito il mio canto.
Le mie scarpe ora le ruberà qualcunò, là fuori.

Nota a Margine: Questo è un mio racconto breve-inedito-, una pagina d'impulso, righe per riflettere in un mondo in cui la visibilità conta davvero troppo ed i valori pieni e veri muiono agli angoli delle strade. soli. Come i tanti clochard che spesso fingiamo di non vedere...mentre là fuori imperversa il bello, dentro che rimane poi?