Di storie così...


Tre libri di Natale ci raccontano la Lecce contemporanea: “Salento’s movida” di Armando Tango edito da Glocal, “Il trapasso” di Marcello Sacco e, in alcune delle cinque novelle che lo compongono, “Communism, bed & breakfast” di Raffaele Gorgoni, ambedue editi da Besa.
Tre impietosi ritratti della città barocca, densi di personaggi e di vicende crude, mischiate di dialetto ma anche colte e malinconiche, prese nel cercare i motivi di una “modernità” graffiante e capricciosa nel cambiare il destino d’una città che forse meritava un altro futuro.


La movida del Salento raccontata da Armando Tango (1)
di Mauro Marino

Chissà se i quotidiani, avranno mai occasione di pubblicare delle “storie” così!
O forse le “storie” sono tutte così!? Hanno dentro il caso, l’errore, la superficialità, il vizio, il vuoto, l’accidente e poi si fanno cronaca, emergendo dall’anonimato, dal sotteso. Si fanno pubbliche in un “mattinale” di questura, nella cronaca che “colora” di nero, di giallo, di rosa l’ogni giorno di tutti noi. Fatti e misfatti che sollecitano interesse, curiosità, morbosità, orrore e riso!
Questo è il nostro quotidiano, che tutto sa, senza veramente sapere!
Ivan – il protagonista dell’intrigante “Salento’s movida (L’odore dell’estate)” (Glocal) di Armando Tango, alias Teo Pepe, capo redattore della pagina culturale del Nuovo Qutidiano di Puglia – il giornale “l’avrà letto sì e no tre volte in tutta la sua vita. Figuriamoci, buttare un euro per quattro fogli di carta”. Lui vive nella separatezza della periferia – una 167 sudata ed in mutande ritratta in un caldissimo agosto del 2007 – e si prefigura, con il sogno, di potercela fare: il futuro è il successo televisivo. Il GF l’orizzonte, il resto è nulla, fango. Un tanto di fortuna in più e la vita può cambiare, ma forse è troppo basso e il casting, si sa, ha regole ferree.
Armando Tango lo dice in apertura sulla costa della prima di copertina citando Oscar Wilde: “La vita è una cosa troppo importante perché si possa parlarne sul serio” e carichi di amara ironia e colorati da ritmi comici sono i toni che l’autore usa per raccontare una vicenda che al centro del suo intreccio ha un portachiavi a forma di Paperino che in verità è anche una…
Ma perché svelare, meglio invitare a leggerlo questo libro.
Lecce, sullo sfondo la movida, quella del “chiasso fino all’alba, voci fin dentro ai vicoli, rumori, folla, spintoni, facce da pirla nullafacenti che si stravaccano ovunque con l’aria di stare a casa loro” che lascia pensare che “questa città era bellissima quando era vuota. Quando non ci veniva nessuno […] sembrava un altro mondo, a quelli che venivano da su, […] un paradiso era” ma allora non lo sapevamo.
Il fotografo Pachi ed il tenero ed inconsapevole Ivan. L’intrigante ed intrigata Brooke. I “poveri” Anna e Massimo Bellardoni. L’Industriale malandrino con Pappa, “senza nome” ed un Capo ormai cotto per la f… . Il “diggei” Claudio Capece e poi Adriana Cristofalco che accoglie in casa sua “la crème de la crème”, amici che per lei “si butterebbero nel fuoco”, e che è madre di Gertrude: “I figli, ah, i figli… gli unici dispiaceri Adriana li aveva avuti proprio da loro. A cominciare da quella storia dell’orgasmo dell’io che le era stata buttata in faccia – ah, l’impudente – da una specie di psicologo incompetente a cui qualche anno prima aveva affidato Gertrude”. E ancora, l’improbabile Ahmer Bebawi dei servizi segreti dell’esercito dello Zebel, il critico Federico Casardi. Maurizio Costanzo e Maria De Filippi, oggetto del desiderio dell’Adriana per la quale rapire personaggi noti e portarseli a casa è uno dei massimi piaceri della vita, la fonte di quell’orgasmo dell’io di cui sopra, del suo “narcisismo allagante”.
E le suggestioni e le risse della TV, le mazzate, l’andare e venire dai luccichii leucani, la polizia, l’estate con i suoi odori, sono il teatro che Tango-Pepe cuce attraverso brevi capitoli. Partiture d’una sceneggiatura da commedia all’italiana. Storie paradossali ma grottescamente reali costruite seguendo i caratteri d’una umanità purtroppo presente e viva che trasversalmente ci racconta il degrado d’una socialità tutta persa nell’apparire, nel voler essere senza veramente essere!