Sul vino

tratta da L'incanto delle macerie
di Rossano Astremo


Un tavolo scarno, una bottiglia di vino,
la violenza di suoni techno a
ritmare la stanchezza di muscoli.
Scheletri graffiati i nostri, appesi
sui pali soffocati di un tempo
che ci lesiona, dati alle fiamme
in uno spazio che non ci contiene.
Occhi bassi, confitti in un pavimento
che trasuda stanchezza, il discorso
prende una piega strana, le ultime elezioni,
il Presidente operaio che impicca
il suo sorriso incartapecorito,
i caffè bevuti per dare un ritmo
alle nostre azioni, il nostro sud
ammalato e incancrenito, la bottiglia
consumata, sempre troppo in fretta,
questa poesia che serve o non serve,
ma è necessaria, come sangue che pulsa.