Una penna rosa

di Teresa Ciulli
Immagino la penna di uno scrittore come una rosa. Lui la impugna incurante del dolore incurante delle spine incurante della follia che il gesto da solo già testimonia. Sa che quella sofferenza che non è della carne ma dell’anima è la moneta con cui si scambia l’immagine dormiente; la bella addormentata nel bosco. Il non nato il non ancora esistente riesce a essere strappato via dal suo sonno millenario solo dal profumo di una rosa. Se non impugnassi questa prodigiosa misteriosa difficile penna nulla potrebbe venir via da lì. Le parole come le immagini come gli accordi di una musica che un orecchio solo ascolta, prima di tutti gli altri, seguono una voce che si perde nel momento in cui accade. Come la neve che poggia il suo piede per terra come il battito dell’ala prima che la farfalla plani sulla corolla come l’odore della mia penna che io sola riesco ad avvertire e sempre indirettamente: come traccia rimasta, negli abiti di fortuna con cui sono giunte le mie immagini, a trovarmi: queste mie amiche spettinate.
6 aprile 2006