da La Giacca di Gabriele Montesardo

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Per chiamare qualcuno bisogna entrare nel cortile da un portone di ferro, nel caso il portone si trovasse chiuso, bisogna gridare nella speranza che qualcuno non esca ad aprirti il culo. Una volta dentro bisogna solamente trovare la scala ed il cognome che interessa e rischiare la vita vicino al campanello bruciato del citofono.
Ogni volta che cambiano quei cazzo di citofoni, i bambini che convivono in quelle case, bruciano subito tutti i campanelli con l’accendino di papà... o mamma, non importa...
Quel palazzo ha un nome strano, CoRu (Cooperativa Ruperti), ed abitano tutti lì, un rappresentante per ogni tipo di persona: dal basso di un’ipotetica scala sociale, fino a metà. Una buona porzione di mondo!

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La cosa più comica del CoRu è la sessualità che vaga nell’area di questo cratere. Molte volte dal cortile salgono dei rumori strani, infatti è un buon nascondiglio per imboscarsi.
Prima veniva gente a farsi le pere qui dentro, c’era meno casino ad essere sincero! Ma quando due bambini cominciarono a duellare con le siringhe, davanti agli occhi tristi di tutte le persone si delineò la figura di don Gaetano
“Qui non si può continuare così, bisognerebbe chiamare un vigilantes... potrei farlo io! con una spesa minore voi qui potrete dire di abitare nell’anticamera del paradiso!”
“Certo” rispose Valentini “Nel purgatorio!”
“Cazzo Valentini, attento...”
Ma la proposta era stata già avanzata e l’opportunità di rendere don Gaetano utile a qualcuno... beh, era già di per se una grande vittoria.
La notte infatti in via Braccio, nel cortile del CoRu, nessuno si faceva più le pere. L’ultimo fu “casualmente investito” all’interno del cortile; don Gaetano si scusò con lui mentre lo sbatteva fuori.
La notte in via Braccio tutti facevano l’amore nel cortile del CoRu, don Gaetano chiedeva solo qualche migliaio di lire. Per lireventimila offriva anche un materassino con coperta.
Don Gaetano era un sentimentale, non sapeva dimostrarlo come fanno tutti certo, aveva una predisposizione particolare al furto, sicuramente... ma da quando la notte era impegnato a riparare i ragazzi
“La mia casa è il regno del tuo amore” aveva il coraggio di sospirare mentre intascava il denaro.
Da quando la notte copriva i peccati altrui, era diventato più filosofico, più profondo...
Quando lasciò quel lavoro che gli serviva come copertura per le sue magagne, disse che lo aveva fatto per i giovani
“Io posso campare con quella miseria che voi, giustamente s’intende, mi elar... mi elargite con tanto amore...” così diceva!
Così in via Braccio tutti sono contenti, tutti sono al sicuro nel CoRu, e don Gaetano veglia sui dormienti e sugli amanti. Un cupido del duemila d.c., con i bracciali di oro ed i soldi al posto dell’arco e il coltello a serramanico al posto delle frecce!
La notte è un viaggio vero e proprio, come sui treni, non sai mai chi ti dorme accanto, in questo caso scopano, ma è la stessa cosa.

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