Ancora, non mi avevano imbiancata .

da Agata Spinelli




1 Cisternino
Dalla finestra puntata sulla piazza
saliva l’odore della carne arrosto
l’estate era lì come sempre

schiumavamo nel buio, di noi
avevamo ancora fame e le voci
e la musica, tutto ci racchiudeva
nel desiderio di quella stanza
affittata per così tanta angoscia

2
Ho il rossetto mangiato a furia di bere
e null’altro di disperante oltre lo sguardo.
Ora tu vuoi che mi tolga la camicetta
perché hai le bende e pensi
che le tette abbiano da dirti
qualcosa in più dei miei silenzi.
Ma le tue mani, questa notte,
resteranno a bocca asciutta.
Un tempo, le mie tornavano
sempre piene di meraviglie.

3
Quando infilava il dito
mi raccontava piano
ciò che vedeva
ed io, muta,
fissavo il soffitto,
le pietre in cerchi
sempre più stretti
che si sporgevano
senza caderci.
Una strana analogia, pensavo,
fra l’interno del trullo,
che ci accoglieva, fresco e ombroso,
e le pieghe della mia pancia,
calda, in quei pomeriggi
che lui abitava.
Ero bellissima, diceva;
ancora, non mi avevano imbiancata.

4
Poi, non ti ho detto di quella volta
che mi disse ci sveglieremo alle 4
per fare l’amore, ma ora
dormiamo e lasciò una mano
sui miei peli, a controllare che dormissero.
Ma io notai che alle 3 aveva già
le mutande dritte e non glielo dissi
con un grande sforzo,
aspettando che se n’accorgesse.
Quando mi venne addosso
mi raccontò il sogno che aveva fatto.

5
Ieri
ero sola sul treno.
Ho pensato, la morte
deve essere così.
Un posto largo e abbandonato
dove si vede il cielo
e non c’è più nessuno.
E il vento è l’unica cosa
uguale a prima.

6
Lasciami in questa stanza
con le foto della casa sul mare
venduta all’asta fra due settimane

Mi ricorda qualcosa
qualcosa di vicino e familiare
dove in tanti abbiamo atteso
nei pomeriggi festivi

Lasciami guardare dal davanzale
se tutto è come prima
se nulla s’è spostato
se ogni cosa nel parco continua
ad avere la mia stessa paura

7
Quando vuoi, puoi venire a dormire qui.
Ho conservato tutte le tue creme,
ripiego tutte le sere il tuo pigiama
perché la polvere, durante il giorno,
non lo molla un attimo
e io, ‘sta volta, non posso farci niente.

8
Che bello quando fuori fa caldo,
che me ne resto tutto il giorno
nell’accappatoio stinto,
come quando finivamo l’amore
e ce ne stavamo a letto
col piumone per terra
e la pioggia all’esterno
ci applaudiva.

9
Non sciacquare le lenzuola,
voglio che resti l’odore
del nostro amore sfatto
per tutta la stanza;
voglio respirare l’acre ricordo
di quando bambino, sei tornato dentro di me.



Agata Spinelli è nata nel 1979 a Putignano (Bari), dove vive. Ha scritto un romanzo, racconti, prose poetiche e poesie. Tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006 è stata tra i performer al Poetry Unplugged, del Poetry Café, a Londra. Suoi testi sono apparsi sulla rivista d’arte e cultura “PASSAGES” ( n. 2/06 e 3/06 ) e su SPECCHIO ( n. 537 ).